In un mondo in cui l’omosessualità è l’argomento tabù per eccellenza e le confessioni di Tiziano Ferro diventano una notizia sulla quale consumare fiumi di inchiostro, non deve stupire che il coming out di un pupazzo preceda quello di un calciatore o di altre categorie notoriamente riservate ed attente alla privacy.
La notizia ha messo sotto shock un paese che, notoriamente, possiede sul tema delle vedute più ampie delle nostre: Bert, uno dei protagonisti del “Sesame street” ha affidato la rivelazione delle sue preferenze sessuali a Twitter. Si tratta di un coming out che possiamo definire esilarante, nello stile dei pupazzi che da 31 anni divertono il pubblico americano. Il pupazzo postava sul celebre social network una domanda retorica in cui chiedeva quale fosse la differenza tra la sua acconciatura e quella di Mr. T, il celebre personaggio di A-Team e rispondeva “L’unica differenza è che la mia è più mo e meno hawk”.
Ad essere messo sotto accusa, lo specifichiamo per i non conoscitori del gergo statunitense, è il termine mo, che nello slang significa “omosessuale”. La rivelazione investe anche Ernie, il coinquilino di Bert: a dire la verità il rapporto tra i due era stato oggetto di insinuazioni e parodie (d’altronde si tratta pur sempre di pupazzi) ma l’ufficializzazione della loro storia ha messo nell’occhio del ciclone il celebre show.
La trasmissione, infatti, va in onda sul canale pubblico PBS, il cui ufficio stampa è stato subito inondato di proteste da parte di organizzazioni di destra religiose che hanno minacciato di sospendere i finanziamenti al canale. Il motivo delle rimostranze è soprattutto di natura educativa: Sesame street, infatti, è un programma che si rivolge ai bambini piccoli. E’stato visto con sospetto, inoltre, il fatto che il coming out sia avvenuto proprio nella settimana in cui si celebra l’orgoglio gay in diverse città americane.
Il tweet di Bert, insomma, ha sollevato un gran polverone ma siamo sicuri che il messaggio percepito dai telespettatori del programma sia negativo? Che non sia giusto insegnare ai bambini il rispetto per le diversità?