21
settembre

Discovery-Mediaset, l’ipotesi di fusione non convince il Biscione

John Malone, gruppo Discovery

Tra e ci sono stati abboccamenti per un’ipotesi di fusione. E il primo passo -risalente all’estate 2019- lo avrebbe fatto John Malone, azionista di riferimento del gruppo che controlla anche Eurosport. Ne hanno dato notizia alcuni quotidiani economici, tra cui Il Sole 24 Ore e Le Figaro, riferendosi però ad un eventuale progetto che al momento risulta congelato, soprattutto dalle parti di Cologno.

Secondo quanto riporta la stampa finanziaria, una banca d’affari avrebbe fatto da intermediario nei contatti tra Discovery e Mediaset per la valutazione di un possibile ingresso di Fininvest nelle attività europee del gruppo americano. Eventualità che -in linea teorica e al netto delle valutazioni dell’Antitrust- andrebbe a creare un mega gruppo da 13,1 miliardi di ricavi stimati.

Il progetto di fusione -denominato “Amerigo“- non avrebbe però incontrato particolare entusiasmo tra i vertici Mediaset: secondo Repubblica, tra i più freddi nei confronti dell’ipotesi ci sarebbe il direttore finanziario del gruppo, Marco Giordani, intenzionato piuttosto a dialogare con Vivendi anche dopo lo stop a Mfe determinato dai ricorsi giudiziari dei francesi.

Una fusione tra Mediaset e il gruppo americano Discovery verrebbe difficilmente presa in considerazione dal Biscione in quanto troppo diluitiva per l’azionista di controllo Fininvest. Mentre sarebbe stato possibile ragionare su un ingresso delle attività europee del gruppo americano in Mfe, ipotesi però tramontata dopo la bocciatura della holding da parte dei tribunali spagnoli e olandese

hanno fatto trapelare da Cologno Monzese dopo le indiscrezioni uscite sui giornali, stando a quanto riportato dalla stessa Repubblica. Al momento, quindi, il progetto è da considerarsi in stand by e non prioritario, ma al contempo non del tutto accantonato.

La posta in gioco è alta -in ballo ci sono infatti i futuri assetti del mercato televisivo- e Mediaset giustamente non intende compiere passi falsi né lanciarsi in operazioni avventate, almeno finché i canali di interlocuzione con Vivendi vengano considerati aperti. A pesare su qualsiasi scelta ci saranno sicuramente i pareri di Pier Silvio Berlusconi e del padre Silvio, che secondo i ben informati non ha mai smesso di dispensare consigli sulla gestione del gruppo da lui stesso fondato, sebbene da decenni non detenga alcuna carica in esso.

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