Chelsea Handler, Britt Robertson, Uzo Aduba, Kate Mulgrew: a Berlino le “ragazze Netflix” (qui le novità del servizio streaming) erano tutte schierate per parlare di donne forti e leader. L’esponente forse più significativa del “girl power” è Chelsea Handler, conduttrice di un irriverente talk show su Netflix (dal 14 aprile la seconda stagione di Chelsea) e protagonista del documentario Chelsea Does:
“Sono grata di collaborare con Netflix, di poter essere una leader donna. Questo permette di darmi la spinta per portare avanti le mie idee originali. C’è tanta libertà qui [...]. Penso che sia importante essere la voce di questi tempi in modo acuto, non provocatorio, bisogna essere audaci, alzare la voce e divertirsi…”
Britt Robertson, invece, sottolinea come Netflix sia la casa ideale per la sua nuova serie al femminile, Girlboss (dal 21 aprile):
“Netflix è pronta a dare supporto a dei personaggi femminili che possono non piacere. Sophie (la protagonista, ndDM) non è il tipico personaggio femminile che si vede in una commedia [...], Chelsea è stata una grande ispirazione per interpretare Sophie [...] Credo che noi tutti siamo esseri umani e accettarci come tali significa accettare anche i lati negativi, non siamo tutti perfetti come sulle riviste”.
Quando si è donne di successo in tv o si interpretano personaggi femminili di carattere, inevitabilmente si veicolano dei messaggi e dei modelli. Kate Mulgrew ammette che, da quando interpreta Red, sente la responsabilità di rivolgersi ad un pubblico più ampio. La collega di set Uzo Aduba, alter ego di Occhi Pazzi (qui le dichiarazioni sul suo personaggio), invece, va oltre il classico concetto di modello:
“L’idea è che il modello non deve rappresentare la perfezione, può essere anche una persona che fa degli errori. In questa accezione possiamo considerare le giovani donne di Orange is the New Black come dei modelli. La serie offre un punto di vista sulla femminilità il più trasversale possibile”.
Chelsea spera invece di non essere un modello perchè “c‘è troppa responsabilità” e con la stessa sincerità fa sapere che all’inizio della sua carriera, in quanto comica in un mondo di comici, ha avuto maggiore risalto per il sol fatto di essere donna.
Britt Robertson ammette, poi, che Girlboss, basata sulla vera storia dell’imprenditrice Sophie Amoruso, può fare da esempio in quanto mostra come prendere a cuore le cose e a non aver paura degli insuccessi.