E’ soddisfatto il direttore di Rai Ragazzi, Massimo Liofredi, per il gradino più alto del podio ottenuto dall’Italia nella versione junior dell’Eurovision Song Contest. Ancor più soddisfatto per la sua Rai Gulp che ha ospitato la manifestazione nella quale ha trionfato il nostro Vincenzo Cantiello. Una vittoria che ha acceso i riflettori sul canale giovane della tv pubblica e ha dato il la per alcune riflessioni sui canali tematici, tra nuovi progetti e mission aziendali che vedono sempre protagonisti i più giovani.
Direttore, quanto gongoli?
Sono contento per l’azienda. La vittoria al Junior Eurovision Song Contest è la dimostrazione che quando la Rai si muove in maniera pesante, con un progetto, è vincente. Ci ho messo tutta la mia professionalità e le mie capacità, perchè questi progetti devono vivere di intuizioni. Se hai l’intuizione giusta vinci e va tutto bene. Se l’intuizione è sbagliata un po’ meno. Ero preoccupato e ci ho messo tanto del mio.
Quali sono state le intuizioni?
Sono state tre. La prima è quella di aver chiamato Leonardo De Amicis che è un ottimo professionista, un grande maestro, una persona estremamente intelligente; la seconda, aver scelto Vincenzo Cantiello: l’abbiamo scelto subito. Chiesi al maestro chi fosse, tra i ragazzi di Ti Lascio una Canzone, quello con l’estensione più larga, che si avvicisse di più al melodico italiano. Mi ha indicato Vincenzo, ho ascoltato tutte le sue esibizioni e non abbiamo avuto dubbi. Poi ci siamo seduti io e il maestro, l’uno di fronte all’altro, e abbiamo puntato sul melodico italiano che vince sempre sui paesi dell’est che hanno un ruolo importante nell’Eurovision Song Contest. Gli chiesi di ispirarsi a Claudio Villa, Mario Del Monaco, Andrea Bocelli e Luciano Pavarotti, a quella melodia che ci carattterizza e ci ha caratterizzato per anni. E’ inutile stare sulla dance, in un campo nel quale ci massacrano. E questa è stata la terza intuizione.
Certo, sono melodie più antiche ma che strizzano l’occhio a determinati paesi…
Indubbiamente. Abbiamo lasciato a casa qualcosa ma allo stesso tempo ci abbiamo guadagnato. Era la cosa più ovvia e giusta. E come dice il buon Einstein: ‘nell’ovvio c’è sempre un punto di genio’.
Ti stai definendo ‘genio’?
(ride, ndDM) No no no. Quando si vince, si vince con un gioco di squadra. Puoi essere il presidente, l’allenatore o il capitano ma da soli non si va mai da nessuna parte. E infatti fondamentale è stata la presenza di Antonella Clerici che ha sposato il progetto. La ringrazio pubblicamente perchè è stata veramente carina: non tutti hanno l’intelligenza di capire che venendo a Rai Gulp ti spendi per il mondo dei giovani, che è una cosa estremamente nobile. Il futuro è loro. Forse dovremmo essere tutti un po’ più attenti a investire sui giovani.
Quanto ha giocato a favore di Antonella Clerici e del suo Ti Lascio una Canzone la vittoria di Vincenzo Cantiello?
Ti Lascio è un signor programma, fatto con grande attenzione e c’è una selezione di voci incredibile. Sicuramente le ha dato soddisfazioni per il rilancio della nuova edizione che non so quando ci sarà. Loro hanno dato molto a livello internazionale, pensa a Il Volo. Credo che non ci sia precedente.
Rai Gulp ha un budget che permetta di realizzare un programma del genere?
Assolutamente no. Non è quello il nostro campo. Noi sperimentiamo con trasmissioni che toccano il canto, il ballo e la musica, ma la nostra forza è proprio quella di non andare ad intaccare la tv generalista. Ci dev’essere una declinazione intelligente.
Io però Lo Zecchino d’Oro lo manderei in onda su Rai Gulp piuttosto che su Rai 1. I canali tematici hanno anche bisogno di farsi conoscere…
No. Lo Zecchino d’oro è un pezzo di storia e di tradizione della televisione italiana ed è giusto che rimanga su Rai 1. E’ giusto che ci sia una ribattuta, come infatti c’è, su Rai Gulp o Rai Yoyo. Dev’essere un’implementazione.
E un daytime di The Voice o delle pillole quotidiane di Ti Lascio una Canzone le ospiteresti?
Si, tranquillamente. Io credo molto in queste integrazioni. La collaborazione nata tra Ti Lascio una Canzone e Rai Gulp spero di portarla avanti in futuro. E la stessa cosa potrebbe nascere con The Voice. Potrebbero essere l’uovo di colombo per ampliare il pubblico.
Ti sento più entusiasta rispetto a quando eri direttore di Rai 2…
Sono chiavi professionali diverse. I giovani ti danno quell’entusiasmo che ti permette di dar sfogo alla creatività. Per me, quindi, è stato facile rivalorizzare il brand di Gulp in tutte le sue declinazioni, da Gulp Music, Gulp Magic, Gulp Girl, Gulp Inchiesta, Gulp Cinema e Teatro. Stessa cosa per Rai Yoyo: ho rivalorizzato dei cartoni che ho trovato e che erano dei riempitivi, vedi Peppa Pig. Abbiamo portato al successo tutto. Bisognava solo trovare la chiave e trasformare un progetto in televisivo, che è la cosa più difficile.
Quanto conta il poter lavorare senza l’ossessione degli ascolti?
Noi abbiamo l’obbligo e il dovere di sperimentare. L’obbligo è nei canali tematici, quelli dei nuovi linguaggi e dei nuovi progetti. Io ce l’ho messa tutta in questi anni cercando di sviluppare e di cambiare quella che era la vecchia mentalità di Rai Sat. Ho giocato molto sulla internazionalizzazione, vedi l’aver portato l’inglese all’interno di Yoyo o la presenza di prodotti come l’ESC o Gulp Music che hanno un rapporto diretto con i paesi esteri e con attori e cantanti stranieri. Siamo una società multietnica ed è giusto guardare al panorama del nostro Paese cercando di conoscere le culture e le tradizioni degli altri.
Secondo te i giovani nel 2014 quanto potere hanno televisivamente?
Il mercato punta sulla freschezza di un giovane talento. Ma ci vuole molta preparazione, si deve studiare molto. E’ inutile presentarsi ai talent senza una preparazione vera.
L’obiettivo rimane sempre la generalista o la generalista è destinata a non avere più senso?
La tv generalista non morirà mai. Rimarrà sempre il punto di riferimento. La tv tematica, invece, deve avere l’obbligo di scoprire nuovi personaggi e investire su nuovi talenti.
Qual è quello di cui sei più orgoglioso?
E’ un gruppo di ragazzi straordinario. Vengono tutti da una scuola. E secondo me bisogna tenerli sott’occhio perchè avranno delle grandi possibilità. Si stanno formando e lavorano con grande serietà. Tirare fuori un nome non sarebbe giusto. Tu però ne hai toccato uno con mano al Junior Eurovision Song Contest, Simone Lijoi: è una persona per bene, parla tre lingue, è stato selezionato da Walt Disney per Violetta ed è normale che cerchi di portarlo dentro.
Che novità ci saranno su Rai Ragazzi?
Prossimamente su Rai Gulp ci sarà uno sviluppo maggiore di musica, ballo e fiction, anche fantasy, senza trascurare le nostre produzioni che rientrano sempre nella strategia di accontentare il pubblico tipico della nostra rete, con l’obiettivo di creare una community di dialogo tra noi e loro. E non è detto che non si riesca a mettere in piedi una scuola all’interno di Rai Ragazzi per permettere ai giovani di poter accedere, anche attraverso il web, al mondo dello spettacolo. In tanti ci chiedono cosa bisogna fare per entrarci e secondo me bisogna dare possibilità di esprimere i loro sogni. Ma studiare rimane la cosa principale: lo spettacolo puoi anche desiderarlo ma la crescita culturale e personale è fondamentale. Anche perchè devi garantirti un’uscita di sicurezza qualora il sogno non si realizzi.
Visti i tempi, professioni alternative e originali come quelle dello spettacolo potrebbero offrire – per assurdo – maggiori sbocchi rispetto ad un lavoro ‘tradizionale’…
La verità è che i proletari di oggi sono i laureati.
Mi ha fatto piacere che sino ad ora tu non abbia sciorinato gli ascolti pur potendolo fare…
Ma sai, quando hai a che fare con i ragazzi importano di più i contenuti, i messaggi, i valori.
Se un domani ti chiedessero di tornare alla direzione di Rai 2 o di una generalista?
Io sono un aziendalista. E’ come quando giocavo a calcio, prima ero in difesa, poi centravanti. In Rai succede lo stesso, faccio quello che mi chiede l’azienda.
Ma ci sarà pure un ruolo nel quale ti senti più forte però….
Non sta a me dirlo.
Non mi far chiudere l’intervista dicendo che sei un paraculo anche tu, Direttore!
(ride, ndDM) No no, è la verità. Tutti abbiamo un sogno, però io sono con i piedi per terra. Mi piace sapere qual è la mia mission e in virtù di questo preparo un progetto, parto, ci metto anima, cuore e… vado!
Per chiudere, il Junior Eurovision Song Contest 2015 lo facciamo o no in Italia? Con l’Expo non dovrebbe essere difficile rintracciare strutture idonee…
Questo non te lo so dire. Quella dell’Expo potrebbe essere un’idea ma è una decisione dei vertici aziendali.
Ah, ma con chi parlavi spesso e volentieri durante la diretta dell’Eurovision?
Con mia mamma. E’ il mio termometro della tv generalista. Io, ogni mattina, vado a casa dei miei genitori per prendere il caffè e portare loro i giornali. Quando mia mamma mi ha detto “ah Massimo, ho visto che la Clerici fa l’Eurosong Contest su Rai Gulp” ho capito che ce la potevamo fare perchè mia madre vede solo Rai 1. Quindi il messaggio era passato.
1. Violadelpensiero ha scritto:
19 novembre 2014 alle 15:38