Il malore improvviso, a pochi minuti dalla diretta. Poi l’arrivo dei soccorsi, l’operazione, il coma. E una lunga riabilitazione, ancora oggi in corso. Era l’aprile 2011 quando un’emorragia cerebrale colpì Lamberto Sposini, facendo temere il peggio. Ora, a distanza di tempo, la famiglia del giornalista pretende chiarezza e chiama in causa direttamente la Rai, nei cui studi si verificò il fattaccio. Sarà dunque un giudice a stabilire se, come sostenuto dai parenti dell’ex conduttore de La vita in diretta, i soccorsi furono tardivi e la prima diagnosi fu sbagliata. Il giornalista, infatti, pagherebbe ancora le conseguenze di quegli errori.
Lamberto Sposini, le accuse alla Rai
A promuovere l’azione legale contro Viale Mazzini sono state la figlia di Sposini, Francesca (che già aveva polemizzato con Mara Venier), e l’avvocato del giornalista. Al centro del contenzioso ci saranno innanzitutto le tempistiche di soccorso: secondo l’accusa, infatti, l’ambulanza sarebbe arrivata con 40 minuti di ritardo mentre il medico della Rai sarebbe accorso dopo circa 15 minuti dalla chiamata. Inoltre, diverse telefonate al 118 sarebbero state effettuate dagli amici del giornalista e non dal personale del servizio pubblico, intervenuto – pare – in un secondo momento. Sulla base di queste ricostruzioni, l’accusa intende portare in tribunale i due medici che per primi hanno soccorso Sposini, il coordinatore del Servizio Sanitario Rai e l’azienda stessa.
Lamberto Sposini, la Rai si difende: comportamento corretto
Viale Mazzini, tuttavia, scarica le accuse tramite i suoi avvocati e propone un’altra versione dei fatti. Secondo la Rai, il primo medico soccorritore sarebbe arrivato tempestivamente, mentre il secondo ci avrebbe messo di più. L’azienda sostiene che il comportamento dei medici fu “corretto” e scarica di fatto le responsabilità sul ritardo dell’ambulanza. Inoltre, secondo una perizia di parte, la difesa afferma che in incidenti come quello di Sposini sarebbe sconsigliato l’intervento chirurgico prima di quattro ore.
Tutti questi elementi saranno vagliati dal giudice. Come riporta Libero, l’avvocato di Sposini fonderà la causa sul dovere di assistenza da parte del datore di lavoro e “sull’esistenza di una collaborazione” tra il conduttore e la Rai, che “di fatto lo rende equiparabile e un dipendente“. Viale Mazzini, tuttavia, nega l’esistenza di un rapporto di dipendenza.
E, intanto, Lamberto riprende giorno per giorno la sua vita ‘in diretta’. Lontano dalle telecamere, vicino ai suoi familiari.