10
ottobre

ADRIANO CELENTANO: QUANDO IL ROCK BATTE L’ECONOMY

Adriano Celentano

I catalizzanti spot pubblicitari che per oltre un mese hanno invaso il piccolo schermo delle reti Mediaset con una stupenda pantera nera ringhiosa e regale si sono conclusi ieri con l’ultimo appuntamento di Rock Economy, il concerto-evento di Adriano Celentano che ha irretito il 32.82% di share. Mentre la Rai si morde le mani per essersi lasciata sfuggire la manifestazione più vista e pubblicizzata dell’autunno (e pensa a Benigni), il vicepresidente Mediaset Piersilvio Berlusconi esulta e ringrazia: “Grazie Celentano, con la tua musica mi hai emozionato. E con me hai emozionato tutta l’Italia”.

Lunghi e interminabili silenzi, momenti di incertezza, attacchi sbagliati: niente ferma Celentano e niente svia il suo pubblico dal seguirne la performance fino alla fine. Ieri il Molleggiato è apparso agli occhi incantati degli spettatori dell’Arena, più rilassato e meno teso, come se dopo 18 anni di sermoni e prediche avesse finalmente ritrovato il suo ruolo e la sua arte. Abbandonando la tediosa retorica della prima puntata, fischiata a furor di quanti volevano semplicemente godere del concerto, Celentano non delude e arricchisce una serata con i più grandi successi del suo repertorio facendo cantare e ballare cinque generazioni di italiani.

Si comincia con “Mondo in MI7″, si prosegue con la romantica “Soli” firmata da Cutugno e la malinconica “Arcobaleno” del duo Mogol/Bella. Immancabile il momento revival con lo spezzone di Storia d’amore del 1969 e con l’esecuzione del balletto di Yuppi Du che nel ‘75 rischiò di vincere il Festival di Cannes. L’amico dalle enormi mani Gianni Morandi lo accompagna, nota dopo nota, verso la sua ritrovata consacrazione, alimentando quel juke-box dei ricordi che passa dall’oneroso tributo a Lucio Dalla, accolto da una standing-ovation, fino all’intramontabile “Una carezza in un pugno”.

Celentano ritrova se stesso, resiste, per quanto gli sia possibile, alla vacua divulgazione che allo scorso Festival di Sanremo gli costò critiche e fischi, e torna al suo mondo: quello del rock, quello delle parole che non feriscono ma affascinano, quello della musica che l’ha nutrito e cresciuto. Sia lodato Celentano, sempre sia lodato. Quando canta.

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2 Commenti dei lettori »

1. WHITE-difensore-di-vieniviaconme ha scritto:

10 ottobre 2012 alle 14:02

Lodato anche quando parla .celentano son decenni che é così .



2. fabio ha scritto:

10 ottobre 2012 alle 16:53

Celentano è un assoluto protagonista della nostra musica italiano, uno dei primi capostipiti della musica anni 60 e che ci ha accompagnato per 50 anni, ma la vera forza è anche nel suo modo di fare, nelle sue parole, nel suo modo di voler fare politica anche se politico non lo è, anche se la gente lo apprezza di più quando canta.
Guardando queste due serata pensavo è il re assoluto della canzone (lo diciamo per il nome, perchè è Celentano, lo sappiamo, non ci stupiamo di questi numeri), ma se uno pensa alla sua professione si domanda dopo svariati anni, ma come fà un cantante ogni volta che appare in tv ogni tanto, anche solo una volta l’anno quando và bene, a fare cosi tanti ascolti dopo tanto tempo, ma come fà a cantare canzoni antiche nel tempo ed aver cosi un grande ascolto? alla fine è un semplice cantante…ed invece no, la vera forza è tuuta lì, nell’esibirsi in un concerto dal vivo dopo 18 anni, nel concedersi in tv pochissimo in occasioni eccezionali, in un programma ad hoc o in un’ospitata a Sanremo. L’attesa, la curiosità cresce nel vederlo, nel sentirlo cantare e nel sentirlo parlare proprio perchè lo si vede rarissimamente e il successo si costruisce cosi, anche perchè uno come lui è schivo di carattere e non si concede. Rimane sempre il dubbio perchè ci sia curiosità anche su quello che dice da predicatore politico…che spesso le spara….
celentano, benigni e fiorello sono tre personaggi in grado di richiamare grandi plateee.
I personaggi eventi sono al momento questi tre che vediamo in tv sempre di meno e quando arrivano è normale volerli guardare, perchè oltre ad essere grandissimi artisti c’è sempre una elevata curiosità nel vedere qualcuno che ti sembra inarrivabile o sparito.
Fino a poco tempo fà era così anche per Saviano, poi ha trovato un connubbio con Fazio e ci presenta il monologo ogni anno, anzi quest’anno in ben due programmi di fila, facendo perdere quell’attesa, quella sorpresa e gran stupore nel sentire la sua storia e le sue parole che paion meno lontane e inarrivabili ma presenti e quotidiane come una presenza fissa, togliendo a Saviano quell’evento di cui era entrato a far parte.
Pensate se Celentano fosse ospite ogni settimana da Fazio per fare un sermone sulla politica verrebe davvero visto sempre così tanto?
Probabilmente all’inizio sì ma poi col tempo andrebbe calando.
Quel suo modo di fare che a volte poco si addice col suo mestiere di cantante, alla lunga ne perderebbe di immagine e di idolo.
L’evento và creato, cercato e procreato con la lunga assenza dallo schermo e pochissime ospitate tipo una o due l’anno perchè la gente ti apprezza per quello che sei, ne apprezza l’essenza, senza il dover a tutti i costi essere per forza protagonista in programmi o salotti televisivi, come capita facciano politici, presunti assassini o corrotti.
Fiorello, Celentano, Benigni sono l’essenza dello spettacolo puro che spesso in questa tv manca e la loro presenza sullo schermo diventa una boccata d’aria fresca nella povertà dell’offerta televisiva di oggi, una boccata di ossigeno che quando arriva è richiamo di folle numerose, per le quali questi personaggi sono gli immortali del piccolo schermo.



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