14
novembre

Marco Bellocchio racconta il Caso Moro in ‘Esterno Notte’

Esterno Notte - Fabrizio Gifuni

Esterno Notte - Fabrizio Gifuni

Il dramma di Aldo Moro rivivrà su Rai 1 in Esterno Notte, che per più di una ragione può essere considerata la fiction delle prime volte. Innanzitutto perchè la messa in onda si esaurirà in una sola settimana – le tre puntate andranno in onda oggi, domani e giovedì 17 novembre – e poi perchè questo progetto segna il debutto sull’azienda pubblica di attori quali Toni Servillo e Margherita Buy. Ma, soprattutto, ha spinto un regista acclamato come Marco Bellocchio ad avvicinarsi alla serialità e al piccolo schermo, per il quale aveva diretto in passato solo pochissimi film tv.

Prodotta da The Apartment, Kavac Film e Rai Fiction in coproduzione con Arte France, la fiction lo vede tornare su un argomento importante per la storia italiana, che aveva già affrontato nella pellicola del 2003 Buongiorno Notte. Ma lo fa da un punto di vista diverso perchè, se lì aveva raccontato la prigionia dello statista da dentro, qui pone l’attenzione su quanto avvenne fuori, all’esterno appunto, ovvero in quell’Italia degli anni ‘70 che dopo la sua morte non sarebbe stata più la stessa.

Un lavoro accurato ed importante che, dopo la presentazione ai Festival di Cannes, New York e Londra, sarà premiato a dicembre agli EFA, gli Oscar Europei, con l’Award for Innovative Storytelling (il premio per la narrazione più innovativa) a Marco Bellocchio. Ad interpretare Moro è Fabrizio Gifuni, curiosamente figlio di un Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Accanto a lui la Buy nei panni della moglie di Moro, Eleonora Chiavarelli, Servillo in quelli di Paolo VI e ancora Fausto Russo Alesi (Francesco Cossiga), Gabriel Montesi (Valerio Morucci), Daniela Marra (Adriana Faranda), Paolo Pierobon (Cesare Curioni) e Fabrizio Contri (Giulio Andreotti).

Esterno Notte: la trama

Roma, marzo 1978. Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, il primo partito d’Italia, è stato liberato dalla Brigate Rosse, l’organizzazione terroristica di estrema sinistra che l’aveva rapito, ed ora scruta con occhi inclementi i suoi compagni di partito, riuniti al capezzale del suo letto di ospedale: Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e il segretario di partito Benigno Zaccagnini. Fuori infuriano gli scontri di piazza: è la stagione più calda dello scontro tra Occidente e “blocco sovietico”. In realtà Aldo Moro non è stato ancora rapito e sta invece lavorando per far nascere il primo governo di unità della storia repubblicana con l’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano. Da un lato contiene i malumori espressi dai rappresentanti delle varie “correnti” del suo partito, dall’altro si adopera per ottenere la garanzia del voto di fiducia da parte del segretario del PCI Enrico Berlinguer. Il “compromesso storico” di cui Moro è primo promotore, però, suscita malumori ovunque: non solo nei corridoi di Montecitorio ma anche in piazza, tra gli studenti universitari de La Sapienza e in Vaticano, dove Papa Paolo VI esprime al Presidente della DC tutte le sue perplessità su questa mossa politica. Intanto Adriana Faranda, Bruno Seghetti e Raffaele Fiori, alcuni membri della “colonna romana” delle BR, rapiscono Moro il 16 marzo, giorno stesso della fiducia al IV governo Andreotti, dopo aver ucciso in via Fani i cinque uomini della sua scorta. Francesco Cossiga, neo ministro dell’Interno, presiede il Consiglio di guerra convocato in seguito al rapimento di Moro anche se i sensi di colpa per quanto accaduto sembrano sopraffarlo. Domenico Spinella, capo della Digos, vorrebbe coinvolgere i responsabili della sicurezza del PCI nelle indagini, dal momento che hanno uomini proprio in quegli ambienti che più fiancheggiano l’operato delle BR, ma i colonnelli del Consiglio si oppongono al loro coinvolgimento. Intanto la brigatista Adriana Faranda viene riconosciuta da più testimoni come colei che avrebbe acquistato le finte divise da aviatore servite al commando di brigatisti per appostarsi senza dare nell’occhio. Nei controlli a tappeto che seguono gli agenti di Polizia arrivano fino al covo di via Gradoli dove si nascondono i brigatisti Mario Moretti e Barbara Balzerani, ma quando nessuno gli apre, invece che sfondare la porta desistono. Intanto la richiesta di Aldo Moro di avviare una trattativa segreta con le BR fatta pervenire privatamente a Francesco Cossiga viene vanificata dalla pubblicazione della lettera. Steve Pieczcenik, consulente americano specializzato in rapimenti di ostaggi, suggerisce al ministro dell’Interno di discreditare Moro così da rendere sue eventuali confessioni inattendibili e al contempo di fingere di aprire una trattativa con le BR per poi forzarli a una resa incondizionata. Quando il 15 aprile 1978 le Brigate Rosse condannano a morte Moro, lo esorta a sondare le reazioni dell’opinione pubblica nell’eventualità della sua morte. Cossiga fa pubblicare un falso comunicato delle BR in cui annunciano l’uccisione di Moro e l’occultamento del suo cadavere nel lago della Duchessa, in Abruzzo.



Articoli che potrebbero interessarti


Con l'Aiuto del Cielo - Sabrina Ouazani, Jérôme Robart e Mathieu Spinosi
Con l’Aiuto del Cielo, Canale 5 tenta la carta del prete detective


Giuseppe Zeno
Giuseppe Zeno è il protagonista assoluto di Tutto per mio Figlio


Vincenzo Malinconico - Carlo Massarini con Massimiliano Gallo
Vincenzo Malinconico, Avvocato d’Insuccesso, arriva questa sera su Rai 1 – Trama e personaggi


Lunetta Savino, Barbora Bobulova e Miriam Dalmazio
Su Rai 1 apre lo Studio Battaglia

Lascia un commento


Se sei registrato fai il login oppure Connetti con Facebook

Per commentare non è necessaria la registrazione, tuttavia per riservare il tuo nickname e per non inserire i dati per ciascun commento è possibile registrarsi o identificarsi con il proprio account di Facebook.