Alberto Tarallo fa valere le sue ragioni: la Corte di Cassazione decide per il dissequestro dei suoi beni, restituendogli 5 milioni di euro. I giudici hanno ritenuto inammissibile il ricorso presentato dal pm Carlo Villani contro l’ex patron di Ares, confermando quanto deciso lo scorso marzo dal Tribunale del Riesame di Roma.
La nota vicenda dell’Ares Gate, scoppiata nella casa del Grande Fratello Vip nel 2020 in seguito alle scioccanti rivelazioni di Adua Del Vesco e Massimiliano Morra, era arrivata ad un punto cruciale, ovvero le pesanti accuse rivolte a Tarallo: aver contraffatto la firma sul testamento del compagno Teodosio Losito (era stato modificato pochi mesi prima della sua morte) e averlo istigato a togliersi la vita (suicida l’8 gennaio 2019). Dubbi forti, che hanno portato all’apertura di un’indagine da parte della Procura e al sequestro da 5 milioni di euro nel gennaio di quest’anno da parte della Guardia di Finanza nei confronti del produttore televisivo.
Dopo la richiesta di archiviazione per istigazione al suicidio, viene smontata l’accusa che Tarallo possa aver messo a punto un piano per impadronirsi in veste di erede universale del patrimonio di Losito. Il nuovo testamento, infatti, non presentava modifiche rispetto al precedente, redatto nel 2017 difronte al notaio Claudio Gerini, in cui Teodosio aveva già messo nero su bianco la nomina del compagno come unico erede. Dunque, non ci sarebbe stata alcuna necessità di falsificare il testamento. Resta in piedi l’accusa di bancarotta fraudolenta.