‘Sono un po’ emozionato’. Ecco le parole con cui il nuovo conduttore di Reazione a Catena, Marco Liorni, ha aperto ieri per la prima volta il game show che da tredici edizioni tiene compagnia al pubblico di Rai 1 per tutta l’estate. Nessun inizio col botto, nessuna entrata trionfale, nessun riferimento alla conduzione ’strappata’ dello scorso anno. Liorni apre la trasmissione in punta di piedi, con il basso profilo che l’ha sempre contraddistinto e l’educazione che lo spinge appena partito a ringraziare i presentatori che l’hanno preceduto al timone del programma.
Il quiz show estivo (fatta eccezione per una piccola novità nell’Intesa Vincente) resta anche quest’anno uguale a se stesso, d’altronde formula che vince non si cambia. Un meccanismo ormai rodato, che grazie all’immediatezza e alla semplicità dei giochi collaudati in questi anni non annoia ma coinvolge il telespettatore, che anche d’estate può tenere allenata la mente mettendo alla prova logica e intuito. Ma torniamo a Marco Liorni e alla sua performance, piuttosto differente rispetto a quella del suo predecessore, Gabriele Corsi. Il presentatore di Italia Sì dà prova di avere maturato nel tempo una propria cifra di conduzione, riuscendo a portare se stesso, senza snaturarsi, nel game estivo. Porta il suo garbo, la sua pacatezza, un ritmo comodo di conduzione; Liorni non entra dalla porta principale nelle case dei telespettatori ma bussa a quella di servizio, per paura di disturbare.
Questo aspetto appare un limite ma anche una possibile carta vincente se collaudata meglio. Un limite perché avere le redini di un preserale vuol dire sporcarsi di più le mani, fare i conti non solo con il ‘game’ puro ma anche con lo ’show’ di cui è contaminato da sempre Reazione a Catena. In questo Liorni è parso ancora impacciato, con il freno a mano tirato per paura forse di sbagliare. Ancora non propriamente a suo agio, il conduttore ha bisogno di tempo per sciogliersi e concedersi la giusta dose di leggerezza e brio, elementi da sempre peculiari di questo preserale. Di contro non è malvagia la scelta di un volto più familiare, rassicurante e vicino al pubblico di Rai1. Lontano dalla conduzione carica, sopra le righe e a tratti cabarettistica di Gabriele Corsi, che forse aveva ‘destabilizzato’ il pubblico della prima rete, Liorni riporta il clima della trasmissione a quello del ‘classico’ quiz di Rai 1, a cui imprime il suo stile tradizionale e istituzionale (viene da chiedersi, ancora una volta, come mai non sia stato scelto per l’Eredità, più congeniale alle caratteristiche del presentatore).
Se quella di Liorni con i telespettatori sarà un’intesa vincente è ancora presto per dirlo (il debutto al 21.2%+22.3% di share fa ben sperare), sta di fatto che il conduttore sta ancora prendendo le giuste misure dell’abito che indosserà per tutta l’estate e che adesso sembra stargli ancora un tantino largo. D’altronde lo stesso Amadeus partì come un diesel per poi carburare puntata dopo puntata e diventare volto simbolo della trasmissione.
1. Franz ha scritto:
5 giugno 2019 alle 10:37