6
marzo

Dago in the Sky: D’Agostino smonta le gerarchie estetiche per raccontare l’arte

Dago in the Sky

L’immagine invade lo schermo e immerge il telespettatore in una sorta di realtà aumentata, dove antiche e moderne forme d’arte si sovrappongono, sino a fondersi: addio alle antiche gerarchie estetiche. Roberto D’Agostino torna su Sky Arte con un racconto “fuori canone”, che intende interpretare il rapporto tra società ed arte in un contesto post-televisivo in cui il piccolo schermo si è ibridato con il web ed i nuovi media. Di questo si occuperà la quarta edizione di Dago in the Sky, in onda da domani – 7 marzo – alle 21.15 per dieci puntate.

Dopo aver raccontato la rivoluzione digitale e le manie dell’uomo moderno (che in realtà affondano le loro radici nel tempo), stavolta Dago affronterà l’evoluzione estetica che, attraverso le forme figurative ed i loro significati, ha investito la società, la vita privata e quella sessuale, la comunicazione, il gioco e persino il rapporto tra il bene e il male.

Per sviluppare questo progetto, il giornalista romano e la coautrice Anna Cerafolini hanno preso in prestito, come motto, la frase del poeta beat statunitense John Giorno: “You got to burn to shine” (Per risplendere devi bruciare)

Per padroneggiare il funambolismo della rivoluzione digitale, occorre bruciare la sintassi e la narrazione televisiva di ieri per sostituirla, attraverso un gioco di rimandi e connessioni, con la ridefinizione di una nuova estetica

sostiene D’Agostino, che ha trasposto questa evoluzione nel programma di Sky Arte. Se nelle passate edizioni il racconto appariva esteticamente più squadrato, alla Mondrian, ora ogni puntata è invece offerta al pubblico attraverso le distorsioni di un caleidoscopio a tutto schermo, che combina ed aggroviglia le immagini con effetti inediti.

Nel primo appuntamento, Dago analizzerà una forma d’arte completamente nuova, i videogiochi, che – spiegherà il giornalista stesso – “sono la reincarnazione della mitologia al tempo della tecnologia“, perché ogni volta che impugniamo la console viviamo “un’esperienza multisensoriale, proprio come gli eroi del mito antico” ed entriamo in una avventura “vera, anche se virtuale“.

Il narratore unisce le intuizioni personali ad alcuni cenni storici o d’attualità, facendosi affiancare da esperti dei temi trattati. Nel secondo episodio (14 marzo), ad esempio, Dago parlerà del fascino del male (“Senza il Male non potrebbe esserci il racconto della vita“), affiancato da Gian Arturo Ferrari e Luigi Ficacci. Successivamente affronterà gli scandali più celebri nell’arte (21 marzo, con Francesco Bonami e Alessandra Mammì) ed il rapporto tra prostituzione ed arte, così strettamente legate una all’altra “da formare un binomio spesso inseparabile nel corso dei secoli“.

Altre puntate affronteranno il tema del viaggio dipinto e dello scandalo fatto ad arte, tra Michelangelo e Gustave Courbet, che ne “L’Origine del Mondo” dipinse un pube in primo piano. E ancora, l’arte come pubblicità, il concetto di casa attraverso l’uso di smartphone e pc, il rapporto tra regime fascista e l’arte, e infine l’arte come reazione alla vita, come traduzione estetica della propria identità.

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