Salvate il senatore Antonio Razzi. Non abbandonatelo a se stesso e all’horror vacui della mancata ricandidatura in Parlamento. Non lasciatelo in balìa della sua stessa caricatura, quella che – nostro malgrado – negli ultimi anni l’ha reso un personaggio macchiettistico, un arcitaliano col vitalizio. E che ora gli ha permesso di approdare in tv, senza che nessuno ne avvertisse la necessità. Razzi Vostri, la sua rubrica televisiva in onda da ieri sul Nove, dà l’idea di un uomo diventato astutamente ostaggio della propria parodia.
L’ex politico, infatti, deve aver capito che sulle gaffe ed i tormentoni ci si può campare. Anche fuori dal Palazzo, dove già si era distinto negativamente. Nel suo nuovo programma, Razzi rappresenta se stesso e ci marcia sopra, risultando però meno efficace poco spontaneo: molte delle battute da lui pronunciate, infatti, sono messe a copione e perdono così di naturalezza. Diventano un artefatto tentativo di suscitare la risata.
“Questo io non credo” ripete l’ex senatore, rifacendosi alla sua stessa parodia interpretata da Crozza proprio sul Nove. Affiancato dal comico Saverio Raimondo, che ha tentato con le proprie freddure di imprimere una sfumatura satirica alla striscia quotidiana, Razzi ha letto una sorta di Almanacco del giorno dopo indugiando su errori di pronuncia e su strafalcioni (il premier Conte è diventato “Conti“) ben lontani dall’originalità di certe sue tragicomiche performance parlamentari. Poi si è accomodato a colloquio con lo stand up comedian romano, improvvisatosi suo consigliere con l’obiettivo di renderlo nuovamente candidabile.
Se non fosse per gli assist e per la cornice comica offerti dallo stesso Raimondo, che nelle battute iniziali si è concesso qualche irriverente allusione all’attualità (“l’Italia è un Paese ignorante, razzista e fascista. Ma ha anche dei difetti” ha scherzato), Razzi Vostri avrebbe poca ragione d’esistere. Perché i congiuntivi sbagliati e qualche detto popolare sparato a salve non bastano a sostenere una pur breve striscia quotidiana.
Affidare un programma ad un ex politico non certo distintosi per particolari meriti (se non quello di rappresentare l’inadeguatezza di una parte della classe dirigente) è infine un’operazione dalla dubbia opportunità, che non ha specifici motivi d’interesse e che di comico ha davvero ben poco.
1. john2207 ha scritto:
26 giugno 2018 alle 14:50