Applaudito dal governo, bocciato dal Consiglio di Stato. Il nuovo canone Rai riceve una significativa stroncatura dall’organo di rilievo costituzionale, che – come previsto dalla legge – ha espresso il proprio parere sul decreto scritto dal Ministero dello Sviluppo Economico, prima della sua promulgazione. In particolare, le criticità rilevate, riguardano sia aspetti tecnici, sia dettagli pratici, ma anche un allarme per la privacy dei contribuenti. Il tutto, a poche settimane dall’invio delle prime fatture che includeranno la tassa sulla tv.
In primo luogo – come riporta Repubblica – il Consiglio di Stato ha sottolineato l’assenza di una precisa “definizione di apparecchio tv” nel decreto in questione. La norma, inoltre, non precisa nemmeno che il canone si versa una volta sola, anche se si hanno più televisori in casa e che esso non di paga quando si hanno uno “smartphone o un tablet” che pure riescono intercettano il segnale televisivo. E, in effetti, il rischio di fare confusione su questi aspetti è concreto proprio per l’assenza di chiarimenti precisi.
Ed è proprio la mancata chiarezza ad aver motivato il monito del Consiglio di Stato, secondo cui risulterebbe oscuro il passaggio in cui si definiscono le categorie di utenti tenute al pagamento dell’imposta. Criticità sono state rilevate anche rispetto al documento di autocertificazione necessario per ottenere l’esenzione (qualora ve ne siano i requisiti): sull’effettuazione della pratica – lamenta il Consiglio di Stato – sarebbe necessaria una campagna d’informazione capillare, che il decreto però non chiede.
Allarme anche per la privacy dei cittadini, esposta ad eventuali violazioni vista l’elevata mole di dati che si scambieranno gli “enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell’interno, Comuni e società private)”. Al riguardo, il decreto ministeriale manca di una “disposizione regolamentare” precisa, ha sottolineato il Consiglio di Stato.
La bocciatura dell’organo di rilievo costituzionale rischia di rallentare la promulgazione della riforma, che – nonostante le criticità – continua ad essere applaudita dal premier Renzi.
“Chi faceva il furbo ora paga, mi sembra una cosa sacrosanta. Era obbligatorio già l’anno scorso: quest’anno la differenza è che se lo pagano tutti si paga meno. Non è che lo pagano solo gli onesti e gli altri no” ha dichiarato il Presidente del Consiglio.
1. BohBeh ha scritto:
15 aprile 2016 alle 11:42