Questa volta abbiamo deciso di evitare i panegirici e affermare senza riserve che Non smettere di sognare è una fiction tremenda. Nata sulla scia del successo dei vecchi film alla Flashdance, ma anche dei talent show moderni e soprattutto della miniserie Per una notte d’Amore (Raiuno), la fiction è la fiera dei luoghi comuni, il trionfo delle banalità, una favoletta sentimentalista. Se, poi, aggiungiamo che Emanuela Tittocchia vi “recita” nei panni di una conduttrice, comprendiamo come al peggio non ci sia mai fine. Eppure, se dovessimo dire che ci ha stupito il 31% di share registrato dalla fiction, non potremmo farlo.
I quasi sette milioni di spettatori erano scontati quasi come la fiction, che proprio sulla scontatezza ha costruito il successo. Nulla di più rassicurante, e che cogliesse in pieno i gusti nazionalpopolari dell’italico telespettatore, della ragazzetta dei Cesaroni che interpreta una Cenerentola, nell’ordine, orfana di madre, povera con padre alcolizzato e costretta a fare un doppio lavoro. Come se non bastasse, la protagonista ha un unico grande sogno, quello di danzare, motivo per il quale rifiuta “addirittura” la televisione (perchè la tv è peccato) e finisce per innamorarsi del tenebroso bellimbusto di turno. A molti, l’operazione sarà sembrata ”paracula”, noi, invece, la definiamo, dal punto di vista del marketing, semplicemente perfetta.
Certo, la tv dovrebbe sperimentare, andare oltre, essere proattiva ma ogni tanto si potrebbe pensare solamente ai desideri, seppur spiccioli, del pubblico, soprattutto quando a esser realizzati sono prodotti innocui come la fiction in questione, che al massimo può spingere qualche bambina a non mollare o ad iscriversi ad una scuola di danza. Ad onor del vero, Non smettere di Sognare è l’ultimo di una serie di tv movie, in alcuni casi molto sperimentali (vedi Quattro Padri Single), proposti da Mediaset che, però, solo in questo caso è riuscita a essere pienamente in linea col pubblico, proprio a riprova di quanto detto sopra.
Tanto di cappello, poi, a Mediaset, visto che si trattava di una fiction girata in HD interamente a Cologno Monzese, in soli 3 mesi, e a basso costo. E come ben sappiamo endemici difetti per la fiction italiana sono lo sfasamento temporale produzione/messa in onda e gli alti costi. Il Gruppo di Cologno, così facendo, ha presumibilmente importato il modello spagnolo delle fiction low cost di cui Telecinco è regina incontrastata. Ovviamente, l’auspicio per il futuro è che ci si concentri maggiormente sui contenuti, così come avvenuto in Spagna, e sulla sceneggiatura. Chissà che non si possano vedere miglioramenti, in tal senso, già con Non Smettere di Sognare – la serie, che, siamo sicuri, visto il successo del tv movie, non mancherà di imperversare sui teleschermi nostrani.
1. Littlefrancy ha scritto:
4 giugno 2009 alle 15:54