Una rete generalista da svecchiare e due reti digitali con un successo da consolidare. E’ questo l’impegno quotidiano di Giuseppe Feyles, il direttore di Rete4, Iris e Top Crime. Tra budget ridotti, la nascita continua di nuovi canali tematici e la necessità di caratterizzare l’offerta generalista, in un’intervista rilasciata al mensile Tivù, Feyles racconta progetti presenti e futuri dei tre canali Mediaset, partendo naturalmente da Rete4, la rete che nei suoi sette anni di direzione ha subito un forte restyling.
“E’ stato accelerato un processo di trasformazione in parte voluto, in parte imposto dall’all digital. E’ sparita parte delle produzioni d’intrattenimento, perché volevamo concentrarci su un altro tipo di prodotto, ma anche perché l’intrattenimento e gli eventi non erano più alla portata del nostro budget nè in linea con il contesto delineatosi sul mercato. Con un’offerta digitale così ampia, gli eventi devono avere una portata intrinseca molto forte, altrimenti si perdono nella marea di offerta frammentata. Abbiamo impresso una forte accelerazione in campo informativo e rafforzato l’area del factual e della documentaristica, intendendo non solo il documentario d’acquisto, ma anche l’autoproduzione”.
Un processo già messo in atto dall’ex numero uno Giancarlo Scheri, che cercò di scrollare di dosso l’identità di rete rosa, tutta soap e telenovelas.
“E’ un concetto che andrebbe sfumato, nel senso che noi conserviamo, e intendiamo continuare a farlo, una quota di pubblico femminile. Però, abbiamo fatto sì che la proposta delle rete non si componesse più di sole soap, innestandovi contenuti in grado di ringiovanire il nostro target, come le serie americane o le produzione “Life” o “Alive”, condotte da Vincenzo Venuto”.
Per Feyles il 2013 è stato un anno piuttosto fortunato grazie all’exploit di Top Crime, ed al canale a tutto cinema Iris, che mantiene la leadership in prima serata tra le reti all digital. Un successo frutto di un forte lavoro di squadra.
“Quello del ruolo dei direttori è diventato un tema su cui riflettere, perché – parlo per me, ma anche per il mio vice Carlo Panzeri – va rapidamente mutando. Ormai ci troviamo a coordinare gruppi di reti in contemporanea, cercando di comporre un’offerta completamente per generi e target. A nostra volta poi siamo coordinati dalla direzione generale dell’azienda (in particolare dal direttore generale contenuti Federico Di Chio) che deve gestire tutta la proposta free di Mediaset e armonizzarla con le altre: la pay, la neonata visione off line, internet e gli altri rami di gruppo. Una tale complessità non poteva che mutare in profondità questo mestiere, individuando dei ruoli ben definiti. E’, infatti, il nostro gruppo di reti ha assunto un’identità molto chiara: veicolare un’offerta di cinema per un pubblico adulto su Iris, proporre il genere detection per una platea prevalentemente femminile su Top Crime e fare di Rete 4 un canale per un pubblico adulto maschile e femminile. A questa complessità si aggiunge un’attenzione ai costi meticolosa. Il che rende ancora più difficile, seppur più interessante, il lavoro”.
Il direttore intende puntare soprattutto sull’identità delle singole reti, e sostiene che le generaliste debbano sempre più caratterizzarsi.
“Le reti tematiche, quelle che noi abbiamo fatto nascere, hanno un profilo identitario chiarissimo. Ed è per questo che il pubblico le premia. Ogni spettatore sa che, se vuole vedere un film, può andare su Iris; oppure, se preferisce una serie poliziesca, su Top Crime. Le reti native digitali sono profilate molto bene. Ma la tv generalista non è più la stessa, e come sarà in futuro è ancora impossibile stabilirlo. Per quanto riguarda me e la mia squadra, sappiamo di dover mantenere un’offerta varia e sperimentare strade nuove, come l’infotainment e le produzioni low budget. Di una cosa sono pienamente convinto, e lo è anche l’azienda: le grandi generaliste devono caratterizzarsi attraverso l’autoprodotto, che va realizzato a costi totalmente diversi da quelli di un tempo”.
Pur prestando attenzione a Rai3 e La7 per l’informazione, Feyles dichiara di non avere come mission di rete quella di fare servizio pubblico.
“Non è la nostra mission, e anche su Canale 5 e su Italia 1 si trovano trasmissioni che svolgono compiti di valore sociale. Tuttavia, è certo che Rete 4 spesso ospita programmi che non trovano spazio su altre reti perché non hanno grandi potenzialità di ascolto, ma meritano di essere trasmessi per la loro qualità o rilevanza. Vedi Downton Abbey: non è una serie da ascolti altissimi, ma è un programma raffinato che piace a una certa parte della nostra platea”.
Nonostante la sfortunata esperienza di Radio Belva con Cruciani e Parenzo, Rete4 continuerà a puntare su produzioni interne e offerte dal taglio informativo.
“Intanto va detto che Quarto Grado va benissimo, grazie alla squadra di Siria Magri e alla conduzione di Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, e Quinta Colonna è un successo nel panorama dell’informazione italiana. Radio Belva è stato come un numero zero, e confermo la mia stima per i suoi conduttori. Al momento su Rete 4 non è prevista una ripresa, però, puntiamo all’aumento delle serate di produzione e tra le opzioni c’è anche quella di trovare un’ulteriore strada informativa. Inoltre la rete oggi può contare su un tg autorevole e su prestigiosi approfondimenti, come Terra!. E’ chiaro che, nell’arco di sette giorni, lavoriamo anche su altri generi, tra cui una serata tutta dedicata alle fiction d’acquisto”.
Per quanto riguarda la serialità, dopo Downton Abbey, Tierra de Lobos e Hatfields & McCoys, arriverà a breve anche la serie Usa La Bibbia.
“…ci saranno La Bibbia, prodotta da Mark Burnett e trasmessa da History Channel Usa: 10 puntate, con una recitazione di alto livello, che abbracciano un arco temporale che va da Noè fino alla resurrezione di Gesù. Tra i diversi titoli che stiamo trattando sui mercati internazionali, c’è anche Call the Midwife di Bbc, una serie molto commuovente, su un gruppo di ostetriche che lavorano nella periferia della Londra negli anni 50.”
Per quanto riguarda invece Iris, rete leadership degli ascolti, Feyles sottolinea l’importanza della programmazione.
“Soprattutto l’impaginazione: proporre titoli con una determinata logica li pone sotto una luce diversa. Le faccio un esempio: abbiamo trasmesso “Fino a prova contraria” di Clint Eastwood, non un blockbuster e già programmato tempo prima da Rete 4 e anche da Iris con risultati medi. All’interno del ciclo “Human Rights” con il commento di don Gino Rigoldi, ha raggiunto un sorprendente 2,5%. E’ la riscoperta di titoli già conosciuti”.
Sul fronte di Top Crime, infine, il direttore annuncia l’arrivo in prima tv di Bones e Hannibal, e di altre serie tv, stando però ben attenti a non rubare pubblico alla sorella maggiore Rete4.
“E’ in ottima salute: cresce in modo costante. A breve programmeremo serie come Covert Affairs, The Following (già partita, ndDM), Bones in prima visione, Hannibal (appena finita la finestra pay), e tante altre. Stiamo valutando l’opportunità di introdurre il factual, e stiamo riflettendo sul cinema: in primavera sostituiremo – almeno temporaneamente – la serata film con la serialità. Inizieremo con “Romanzo Criminale”, un prodotto collocabile a metà tra i due generi. I risultati confermano che siamo sulla strada giusta, attualmente raggiungiamo l’1.2%. Ormai, tra Iris e Top Crime, in prime time totalizziamo più di tre punti di share che dobbiamo fare attenzione a non togliere a Rete 4″.
1. Michele ha scritto:
9 febbraio 2014 alle 13:52