Cos’era Lucignolo un tempo? Una finestra inedita sul mondo nascosto e lascivo dei giovani, quello accuratamente arginato dalle cronache e dai telegiornali e illuminato, per l’occasione, da telecamere nascoste e luci psichedeliche. Cos’è Lucignolo 2.0 oggi? Una vetrina stanca e ridondante su quanto già sappiamo o immaginiamo di sapere. Perchè il mondo è rimasto lo stesso, ma ad essere cambiato è il linguaggio.
E i social network, quelle bestie nere tanto osannate dai programmi tv fino a diventare il termometro del loro successo (quando -ovviamente- a premiarli non ci sono interessanti dati auditel), hanno sì modificato il modo di pensare e d’interagire, ma sono capaci, anche, di svelare anzitempo curiosità e tendenze sul nostro mondo. Non occorre certo sintonizzarsi su Italia1 e ammirare un servizio sulle fan di Moreno per scoprire chi siano i nuovi idoli della musica italiana e quanto i propri seguaci tengano a loro, così come non occorre scoprire i segreti più reconditi dell’“autolesionismo” quando persino Checco Zalone li ha inseriti nel film “Cado dalle nubi”. Il pubblico, almeno quello giovane, è molto più informato della sua realtà e delle sue stranezze di quanto non fosse in passato, tanto che Lucignolo, più che un biscazziere che ci apre gli occhi, sembra una sorta di ripetizione di quanto appreso negli ultimi anni, negli ultimi post e negli ultimi tweet.
Ormai siamo i diretti protagonisti della nostra storia e della nostra pagina personale: commentiamo i programmi che guardiamo, le mode che indossiamo e i divi che ammiriamo, assurgendo -a volte impropriamente- al rango di giudici assoluti. E fin qui nulla da dire, d’altronde i social network sono stati creati per questo, ma vedere un Lucignolo privato di quel mordente e di quell’efficacia dei tempi che furono, un po’ rattrista e fa riflettere. Persino l’idea di creare un app apposita e di seguire le imprese impossibili di Miki, il più improponibile degli inviati, ci sembra una manovra retrò. Siamo cambiati noi o è cambiato Lucignolo?Forse entrambi, ma siamo pur certi che la mission iniziale dei programmi di denuncia sia, ormai, venuta meno, tanto per la rete che gioca d’anticipo quanto per lo sguardo disincantato del pubblico giovane, ormai assoluto protagonista e divulgatore del proprio stile di vita, senza che una voice over ne prenda le veci narrando e giocando quello che tutti, in fondo, già sappiamo.
1. DURATE PIà BREVI ha scritto:
14 ottobre 2013 alle 11:48