
14
settembre
Maria Corleone, quella fiction che ti aspetti

Maria Corleone
È Maria Corleone o Rosy Abate? O forse una puntata di Squadra Antimafia? Il paragone è inevitabile perché il marchio di fabbrica di Taodue c’è e si vede, a cominciare dai numerosissimi volti già impiegati in storie e ruoli simili. È un vero peccato che la qualità raggiunta negli anni dalla casa di produzione non venga messa a frutto per sperimentare qualcosa di diverso, oggi che questo tipo di racconto è visto e rivisto.
Ma procediamo con ordine. La storia funziona ma non stupisce: possiamo ipotizzare già adesso, senza troppa difficoltà, come andrà a finire, prevedendo persino quei colpi di scena che colpi di scena non sono più. La puntata scorre velocemente, non perde ritmo ma la serie non perde neppure l’occasione per rimarcare certi cliché triti e ritriti che non rendono giustizia alla Sicilia, rappresentata sempre e solo come terra di contraddizioni e di polarità. Sullo sfondo una bellezza disarmante che appare quasi come la consolazione per tutto quello che manca e per la condanna eterna a tutto il marcio che c’è.
Non esistono solo i buoni e i cattivi, solo il bianco e il nero, in mezzo ci sono quelle infinite sfumature che l’aria di Palermo sembra aver improvvisamente cancellato da Maria. Rosa Diletta Rossi convince abbastanza ma a non convincere è l’evoluzione troppo repentina del suo contraddittorio personaggio: apparentemente ignara del contesto in cui è nata e cresciuta, diviene improvvisamente una spietata killer assetata più di vendetta che di giustizia. Ma non basta cambiare nome per cambiare pelle così, ammesso che quella pelle l’abbia mai cambiata lasciando Palermo.
Lodevole l’omaggio a Peppino Impastato attraverso la figura del fratello minore di Maria, ma forse un po’ troppo banale, didascalico. Prevedibile il lieto fine, ma lieto per chi? Per i buoni o per i cattivi? In fondo, questo tipo di storie ha abituato a empatizzare persino con i criminali protagonisti, ma abituarsi non è mai positivo. La serie funziona proprio perché è rassicurante: il pubblico è talmente assuefatto a storie di questo tipo che è difficile prenderne le distanze, proprio come accade a Maria col suo contesto familiare. Alla fine, succede che se ti abitui finisci per credere che le cose sono davvero così e non si possono cambiare, nella realtà e pure nella finzione, con il rischio noia dietro l’angolo in questo caso. Per il momento Maria Corleone è una fedele compagna di Rosy Abate ma saprà dare qualcosa di più?


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2 Commenti dei lettori »

Comunque dite a Valsecchi che esiste anche la Camorra la Ndrangheta la Sacra Corona Unita e altro, se proprio vuole raccontare storie di morte e violenza cambiasse location e attori che sono sempre gli stessi da 30 anni


e vero ci sono altre organizzazioni ma come cosa nostra non c’e ne non è una lode ma se vuoi fare una trama e perfetta

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1. Ale ha scritto:
14 settembre 2023 alle 13:42