Il nostro consiglio è di prendervi una camomilla prima di approcciarvi alla visione della nuova puntata di Cucine da Incubo. C’è agitazione nelle cucine. Sì lo sappiamo che ormai siamo abituati e abbiamo visto di tutto, ma alla trattoria pizzeria Piave forse è davvero il caso che diminuiscano le quantità di caffè o di qualsiasi altra cosa renda tutti più irascibili di un politico seduto al tavolo della Annunziata, che con le sue interviste farebbe incavolare perfino il presidente del partito ABEG, Anime Buone e Generose.
Comunque, qui parliamo di cibo e non di politica. E per la prima volta in sette puntate le capacità culinarie stellate di Antonino Cannavacciuolo vengono messe in dubbio dal proprietario/cameriere del locale. “Per me questo non ci capisce niente“, è la sentenza del vecchietto. Sette anni senza patate e interdizione dalle pubbliche cucine per il nostro Cannavacciuolo. No, non è vero. Il buon Antonino se l’è cavata con una puntata condita da doppio incubo: la cucina disastrosa e l’arroganza di quelli che ci lavorano.
Lo chef ha dovuto attingere a dosi extra di pazienza per riuscire ad aiutare l’anziano signore e il suo staff a recuperare un ristorante che tutti pensavano potesse vivere della rendita dei fasti del passato. Si però almeno la spesa avrebbero dovuto rifarla. E avrebbero dovuto anche considerare che la polvere non fa vintage, ma sporco.
Riuscirà Antonino Cannavacciuolo a vincere le resistenze del proprietario e ad avviare la trasformazione del ristorante? E soprattutto riuscirà a passare del tempo in cucina senza che l’”amabile” chef lo indirizzi ad andare nel posto in cui è solito mandare tutti, usando l’educazione di un lord inglese? E il rapporto tra padre e figlio riuscirà a ricostruirsi? Ebbene si anche in questa puntata i rapporti familiari sono incrinate e anche questa volta toccherà allo chef ricomporle come se fossero un tortino di patate.