Nessun bavaglio, nessuna censura. I vertici di Viale Mazzini si sono affrettati a smorzare le polemiche sui contenuti del documento Rai divulgato ieri da Repubblica. Nella circolare interna all’azienda e firmata dal DG Lorenza Lei, sembrava si invitassero i dipendenti a non rilasciare dichiarazioni su siti internet, blog, social network. Alla sua lettura, qualcuno aveva gridato allo scandalo, al diktat liberticida, e così i piani alti della tv pubblica hanno ritenuto necessaria la seguente precisazione:
“Nessun bavaglio Rai ai dipendenti in materia di dichiarazioni ai social network, le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazioni esistono già da tempo e sono state contestualizzate – come lo stesso Cda ha richiesto che avvenisse – alle nuove modalità di comunicazione mediatica ormai in atto”
Il documento, in sostanza, non sarebbe altro che un aggiornamento della normativa vigente rispetto alle nuove tecnologie di comunicazione. Dunque, anche su Internet, i dipendenti e i collaboratori della Rai potranno rilasciare dichiarazioni pubbliche solo dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione dell’Azienda e premurandosi di non ledere l’immagine della stessa, come accade abitualmente con i tradizionali mezzi di informazione.
L’adeguamento del codice vigente annovera così tra gli “organi di informazione” anche i siti internet, i blog e i social network, molto in voga di questi tempi. Di per sé, la norma pare sia dotata di buon senso, e si presume che la sua funzione primaria sia proprio quella di tutelare l’azienda ed i suoi dipendenti.
Ora, però, bisognerà capire in che termini essa verrà applicata, soprattutto rispetto ai social network: come si stabilirà, ad esempio, quali Tweet contengono considerazioni esclusivamente personali e quali invece dichiarazioni a titolo aziendale?
1. Giuseppe ha scritto:
12 giugno 2012 alle 11:21