Continua imperterrita la polemica su Baila, su cui il Tribunale Civile di Roma ha emesso parere negativo in quanto contraffazione del più noto Ballando con le stelle. Dopo l’attesa messa in onda della prima puntata “preparata in sole due ore”, con le dovute modifiche e nonostante la diffida dell’azienda pubblica, il settimanale Chi è tornato sull’argomento coinvolgendo in due diretti interessati: Roberto Cenci e Milly Carlucci.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: per giustificare l’eventuale chiusura del programma, il noto regista torna ancora sulle 250 persone coinvolte nel talent di Canale5, che avrebbero corso il serio rischio, dichiara al settimanale, di “finire per strada“, senza un lavoro “in un periodo di crisi come questo“. D’altro canto Cenci e il suo team hanno avuto tempo per dar vita ad un prodotto originale, eliminando alla base qualsiasi possibilità di finire in tribunale. Piccata, e non potrebbe essere altrimenti, la risposta di Milly Carlucci, che non ha alcuna intenzione di accollarsi responsabilità altrui:
“Quando sei un Direttore Artistico sei come un buon padre di famiglia e, se coinvolgi la tua famiglia in un’attività illecita, la responsabiltà è tua“.
E ancora:
“Ballando è una risorsa per tutta l’azienda Rai, una grande risorsa che rischiava di essere depredata mettendo a repentaglio il lavoro delle centinaia di persone che ci lavorano e delle migliaia di dipendenti“.
Cenci a loro non ci ha pensato evidentemente.
Più diplomatica invece Rita Dalla Chiesa, interpellata dal settimanale in quanto protagonista come Milly di una situazione piuttosto simile:
“Chiamiamo le cose con il loro nome, quello (Verdetto Finale, ndDM) è una fotocopia del mio programma. Avrei anche fatto causa, ma ho lasciato che fosse il pubblico a scegliere, una volta visti i programmi. Lo stesso penso valga per Baila! e Ballando: come si fa a condannare una trasmissione a scatola chiusa? Milly, in linea di principio, ha fatto bene a difendere il proprio prodotto se si sentiva minacciata, ma penso che un programma non tolga nulla all’altro”.
Situazione simile ma fino ad un certo punto perché va sottolineato che Verdetto è un programma prodotto da Endemol, il cui 33% è pur sempre dell’azienda di Cologno. E comunque sia, come abbiamo più volte ribadito, la legge sul diritto d’autore dà la possibilità ai soggetti che temono per la violazione dei loro diritti di ricorrere alle autorità competenti per verificare tale violazione.
1. Il cuore muove ha scritto:
28 settembre 2011 alle 12:29