Ambiente colloquiale e intimo, scenografia essenziale ma intelligentemente metaforica. Un bianco sul bianco su cui si staglia un lieve tocco di colore nella scrivania e nell’immancabile tartaruga, un piccolo gioellino del Nord Australia. Bontà sua di Maurizio Costanzo riparte dalla storica finestra e dal leggero soffio del tempo che passa e che nostalgicamente ha imbiancato le piccole cose dell’Italia che cresce e va avanti, nel bene e nel male.
Il primo ospite del nuovo ciclo su Raiuno è Lino Banfi, miniera profondissima di saggezza che, come riconosce lo stesso Costanzo, ha così tanto da raccontare che non c’è quasi bisogno di fare domande. Il garbato colloquio fa emergere un ritratto di una persona che fa della serenità il valore fondante e che non risponde mai banalmente a domande che nello stile del conduttore non sono mai la solita melassa da intervista superficiale.
Dal dramma di Rosanna alla stanchezza delle vicende produttive per interpretare Nonno Libero, dalla voglia di portare avanti la propria casa di produzione alle fantomatiche avventure sul set in Germania per girare un film interamente in tedesco senza averlo mai parlato prima. Scalda il cuore il ricordo d’infanzia di nonno Lino che nella Puglia del tempo che fu rappresentava il figlio che vuole studiare e che viene sospinto dagli umili parenti alla carriera di cardinale o notaio, emblemi di prestigio in quel piccolo mondo antico.
L’appuntamento del caffè con Costanzo e il suo ospite quotidiano può diventare un gradevole momento di riflessione e di pausa in una fascia oraria in cui era fino ad oggi difficile trovare un programma adatto ad un pubblico che non volesse impantanarsi nei vari melodrammi delle ore due che dominano il palinsesto votato ad acchiappare le casalinghe che lavano i piatti e prestano solo l’orecchio alla tv.
La lettera di Banfi sul patriottismo che non può esserci nell’Italia che ha il primato della pedofilia varrebbe già da sola il prezzo del biglietto. Sembra un segno della sopravvivenza delle piccole buone cose di buon gusto. Gozzano ci consentirà la parafrasi.
1. lauretta ha scritto:
22 febbraio 2010 alle 16:22