8
gennaio

SanPa, una beffa per la Rai

SanPa

Il successo di SanPa, la docu-serie di Netflix sulla controversa figura di Vincenzo Muccioli, è in parte dovuto anche alla Rai. Sì, perché è proprio sulle frequenze del servizio pubblico che la piattaforma di contenuti in streaming ha deciso di concentrare la propria campagna promozionale. Del potente battage mediatico generato, tuttavia, l’emittente di Viale Mazzini è stata solo una spettatrice: si è limitata a dare spazio al lavoro d’altri, realizzato peraltro anche con materiale che proviene proprio dalla Rai stessa.

Il colmo, infatti, è che gran parte delle preziose immagini d’epoca contenute in SanPa sono state ottenute dalle Teche Rai, che si confermano una miniera particolarmente ricca (e mai utilizzata abbastanza da chi la possiede). Il documentario di Netflix ha fatto tesoro di quei contributi, acquisendoli ovviamente, per poi pubblicizzarli – proprio sulla Rai – con parole che hanno il retrogusto della beffa per l’azienda di Viale Mazzini.

Nel promo, infatti, Netflix spiega di aver portato alla luce una di quelle storie che hanno segnato l’Italia, ma che nessuno voleva raccontare. Bello smacco per la Rai, che non solo aveva a disposizione tutto il materiale per realizzare qualcosa di simile (con il proprio taglio, naturalmente) ma che ha anche una struttura appositamente dedicata ai documentari. Di questa anomalia si è accorto anche Consigliere d’Amministrazione Rai Riccardo Laganà, che su Twitter ha polemizzato così:

La prossima volta, anziché far passare ogni 5 min sui nostri canali la pubblicità Netflix sul bel doc #SanPa(fatto in buona parte con materiale #Rai), qualcuno si chieda come valorizzare internamente le nostre preziose #Teche attraverso le creatività nelle reti, testate e RaiDoc“.

La popolarità ottenuta da SanPa, peraltro, rischia di oscurare – attenzione all’ulteriore paradosso – l’uscita di un film Rai proprio ispirato a San Patrignano. Già, perché come riporta Italia Oggi, Rai Cinema e la società di produzione Bielle Re hanno realizzato un documentario («Lontano da casa») proprio sulla Comunità di recupero riminese, che a fine 2020 era già in fase di post-produzione. Ma Netflix è arrivata prima, prendendosi la scena ed i meriti.

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2 Commenti dei lettori »

1. Marco Alagna ha scritto:

8 gennaio 2021 alle 16:28

Veramente una grandissima parte del materiale è stato preso dai vari Be Pop a Lula e Processo a Vincenzo Muccioli di Red Ronnie.



2. controcorrente ha scritto:

8 gennaio 2021 alle 17:59

una vicenda emblematica dei nostri tempi… la mafia.. la piovra che coi suoi tentacoli entra dapertutto.. addirittura un network che riesce a creare dal nulla una serie.. che senza i materiali Rai mai avrebbe potuto fare.. d’altronde si è gia’ visto negli ultimi anni con Sanremo.. la DeFilippi che va’ a condurre se gli prendono in gara 3 suoi cantanti.. e gli anni successivi in cambio dei ragazzi di Amici ottengono concorrenza ridicola…



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