Un po’ goliardico, un po’ demenziale, Scanzonissima è stato un esperimento che ha in qualche modo saputo divertire e intrattenere. Per carità, non c’è da ‘risvegliare’ i Telegatti per questo format importato dall’Inghilterra, dove è andato in onda ormai sette anni fa con il titolo Sing If You Can, e trasmesso in quasi trenta paesi, ma è comunque lodevole lo sforzo di Rai 2 di mantenersi con trasmissioni leggere quanto basta e talvolta ’simpaticamente imbarazzanti’.
Lo show costringe i concorrenti VIP a cantare in situazioni di disagio, di disturbo e a volte di dolore. Insomma, si canta e si gioca in un clima da Killer Karaoke (così il programma si chiama in America) che sa come attirare l’attenzione del pubblico più sadico. Così, vedere le teste di Marco Carta e Gianluca Fubelli prese a ‘pallate’ durante un match tra due campioni di ping pong, i PanPers che portano cibo e bevande colpiti da scosse elettriche, oppure Giorgio Mastrota e Fabrizio Casalino strappati dei propri peli, è quasi spassoso. Nulla di geniale, ma questa è l’unica ‘tv del dolore’ che preferiremmo vedere.
Piazzato in palinsesto a fine stagione senza chissà quali pretese, Scanzonissima meriterebbe una seconda opportunità ma andrebbe corretto e perfezionato, perché certe prove sono talmente banali da risultare noiose (ad esempio quelle di cantare mentre si è ‘palpati’ e si è immersi nel ghiaccio), così come le gag dei comici di turno, inserite inutilmente tra un gioco e l’altro a spezzare il ritmo del programma.
Da rivedere anche la conduzione di Gigi e Ross, che ormai fanno tutto come se stessero a Made in Sud. Ad ascoltare certe loro battute – “Questa è una canzone di Sia, che non si sa chi sia” – viene il dubbio che tra le prove di resistenza previste ci fosse anche quella del telespettatore di non cambiare canale e subire certe freddure. Poi, però, pensi che anche Scanzonissima avrebbe potuto condurlo Costantino Della Gherardesca (strano che i vertici di Rai 2 non ci abbiano pensato) e allora il duo campano è decisamente l’ultimo dei mali.