«La tragedia di Giulio Regeni, la furia barbara sul suo corpo, la paura, saranno sempre con noi. Ma Giulio non è stato il solo ragazzo italiano ammazzato senza pietà dalle istituzioni di paesi dove la libertà è parola buia. Come Giulio, altri giovani, innocenti e soli, hanno subito la stessa sorte».
Con queste parole, Stella Pende dà il via allo speciale “Confessione Reporter”, in onda su Retequattro, stasera, in terza serata. “Confessione Reporter” racconta la vicenda di due giovani vittime «per le cui morti – prosegue la giornalista – i governi responsabili continuano ad affondare nella palude della menzogna prove e indizi, approfittando dell’indifferenza del mondo».
La prima storia è quella di Simone Renda, dove una madre coraggio, dopo quasi nove anni di battaglia, è riuscita ad ottenere l’impossibile: far celebrare per la prima volta in Italia il processo contro gli assassini di suo figlio.
La seconda è quella del fotogiornalista Andy Rocchelli, «amico, figlio professionale e colonna di “Confessione Reporter”», ucciso a 30 anni con il compagno di lavoro Andrej Mironov, intellettuale russo, due anni fa, in Ucraina, durante gli scontri con i filorussi. Anche per Rocchelli, stesso copione: dal governo di quel paese, per lungo tempo nessuna inchiesta, nessuna informazione. Stella Pende si è recata a Sloviansk per cercare indizi, frugare l’erba dove è stato ucciso, visitare la stanza dove il suo zaino è rimasto per un anno e mezzo dimenticato, parlare con la gente di una città «spaventata e muta».