20
maggio

Confessione Reporter, Stella Pende a DM: «Siamo tutte Silvia Romano. Questo rapimento resterà un mistero, nessuno può giudicarla»

Silvia Romano

Il rapimento in Kenya con un raid nel villaggio di Chakama. La lunga prigionia in mano ai fondamentalisti islamici. I passaggi di mano, le trattative, le piste seguite dai servizi segreti. Infine la liberazione: dai terroristi sì, ma non dai giudizi. Al suo rientro in Italia, Silvia Romano è infatti diventata oggetto di attenzioni, polemiche e speculazioni spesso ben superiori alla gioia che si sarebbe dovuta riservare alla notizia della sua giovane vita salvata. Parole talvolta di troppo, quelle nei suoi confronti. “Nessuno può giudicare. Nessuno potrà mai sapere quello che ha visto e sopportato questa ragazza“: lo afferma senza giri di parole e lo ribadirà questa sera alle ore 23.30 su Rete4 nello speciale di Confessione Reporter da lei dedicato alla cooperante milanese.

La giornalista ripercorrerà la vicenda di Silvia Romano partendo da un colpo di scena inedito che l’ha coinvolta in prima persona e che lei stessa ci anticipa. Nello speciale, la reporter romana proverà a “mettere alcuni punti fermi su questa storia“, senza nascondere il proprio punto di vista. Non a caso, il titolo della puntata sarà “Siamo tutti Silvia”. Anzi no: “tutte”, al femminile, come tiene a precisare.

Abbiamo litigato fino ad adesso sul titolo, perché si sono sbagliati: il promo dice ‘Siamo tutti Silvia’, invece sarebbe ‘Siamo tutte Silvia’, al femminile. Ho chiarito in trasmissione che questo è un abbraccio maternale di tutte le donne, di tutte le madri, le mogli e le figlie che, come noi, aspettavano il ritorno di una ragazza di venticinque anni che è stata per quasi due anni sequestrata da pericolosi terroristi. Questo è il senso del mio titolo.

Su Silvia Romano si è già detto tanto; voi che taglio darete allo speciale?

Mostreremo qualcosa che non ha nessuno: un report che ci è arrivato da un’investigazione fatta da Andrea Crosta dell’Earth League International, un’Ong americana molto famosa che ha fatto delle indagini sui crimini ambientali. Lavorando sui rapporti tra Al-Shabaab e il contrabbando di avorio – perché i terroristi campano anche di questo – Crosta aveva chiesto alle sue fonti somale dove fosse Silvia Romano. Un anno fa, di notte, ricevetti un messaggio che mi diceva dove stava la ragazza. Era una dritta fondata.

Credi che da quel momento si sia sbloccato qualcosa per la liberazione di Silvia?

Giornalisticamente ci ho riflettuto e credo che questo non dimostri che i servizi italiani o il governo non stessero lavorando bene, ma spieghi cosa significhi passare di mano in mano, da una banda all’altra. Chissà quante volte si sono venduti questa ragazza nell’anno che ha separato quel messaggio dalla sua liberazione. Questo report che ho avuto apre anche il giallo della conversione.

Altro aspetto su cui si è discusso molto. Che idea ti sei fatta?

Questa ragazza è stata due anni con i somali e magari è stata una volta assieme a un pastore, un’altra con un capo villaggio… Gli Al-Shabaab pagano le persone per nascondere gli ostaggi, non li tengono in casa propria, e magari la sua è stata una conversione arrivata nella quotidianità. E poi, come ci dice giustamente Domenico Quirico (rapito a sua volta nel 2013, ndDM), nessuno può capire quello che ha provato una ragazza sequestrata, lasciata in vari tuguri, privata della libertà. Questo voglio dimostrare. Nessuno può giudicarla!

Televisivamente, come è organizzata questa puntata?

Avremo una parte in studio e dei servizi. Abbiamo intervistato anche Alessandra Morelli dell’UNHCR, che è stata l’unica sopravvissuta di un attacco kamikaze di Al-Shabaab e che, quando è tornata in Italia, ha chiesto il silenzio stampa perché non voleva rischiare di essere mal interpretata. Evidentemente sapeva che tutte le donne che sono tornate dai rapimenti, dalle due Simone a Silvia, hanno ricevuto questo trattamento. Come mai non hanno rotto le scatole agli uomini che sono stati liberati in questi mesi e sono tornati con la barba rossa di henné, vestiti da islamici?

Secondo te ci sono buone speranze per gli altri italiani attualmente rapiti?

Su Padre Gigi Maccalli, che rapirono in Niger proprio quando io ero lì, c’è stata una prova video del fatto che sia vivo, quindi stanno trattando. I terroristi fanno sempre queste cose: registrano dei video, fanno dire delle frasi agli ostaggi. Ci sono delle trattative… Del resto come ci si spiega che in Italia abbiamo avuto un centesimo del terrorismo jihadista che hanno avuto la Francia, la Spagna o l’Inghilterra? Perché i nostri servizi lavorano bene, è inutile dirlo. Sul caso di Silvia Romano, in puntata parleremo anche del giallo del giubbotto antiproiettile turco: Andrea Margelletti ci dice che sono stati gli italiani ad andare a prenderla. I turchi hanno molto aiutato ma il pick-up l’abbiamo fatto noi. Ho camminato in questo giallo e ho cercato di togliere il velo – è proprio il caso di dirlo – su certi aspetti che nei tremila talk show trasmessi erano stati lasciati aperti. Spero di esserci riuscita, anche se questo rapimento resterà sempre un mistero.



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