L‘impronta è decisamente più laica di quanto possa apparire inizialmente. La scelta di un titolo che ha un’evidente ispirazione religiosa, I Dieci Comandamenti, è, infatti, smentita dai contenuti. Parliamo del nuovo programma di Rai 3, in onda, a partire da stasera alle 22.50, ogni lunedì e per 10 appuntamenti. Uno, dunque, per ogni comandamento. Alla conduzione troviamo Domenico Iannacone, già nella squadra degli autori di Presa Diretta.
Il programma si prefigge di fare “diversamente” inchiesta giornalistica con un conduttore che vuole quasi sparire dietro la telecamera, senza giudizi ma pur sempre ricordandosi di essere parte del racconto. L’inchiesta, dunque, che lascia spazio alla confessione più che al racconto autobiografico. Così si giustifica la scelta del titolo per il programma che vuole raccontare principalmente storie di persone e (quasi) nulla del mondo spirituale. Il primo comandamento che si è scelto di raccontare è, in realtà, il sesto nell’ordine religioso e cioè: “Non commettere atti impuri“.
In questa prima puntata sarà narrata la storia di Max Ulivieri, 42 anni e una vita da web designer, alle prese però – come scrive sul suo blog – con una malattia: “Dimenticavo un dettaglio, ho la distrofia muscolare“. Il suo lavoro, la sua storia d’amore con Enza e, poi, la sua malattia che fa da intercapedine o da riempitivo alla sua vita, da diversi punti di vista. Max sta lottando affinché sia riconosciuta anche in Italia la figura dell’assistente sessuale per i disabili. A questo proposito la testimonianza di Debora che sta assistendo alcuni disabili.
Nellad seconda storia si racconta, invece, la “terra dei fuochi” - la Campania che sta morendo giorno per giorno avvelenata dai rifiuti di ogni genere: interrati, bruciati tra amianto e “monnezza” sotto i cavalcavia o nelle campagne più insospettabili e/o alla luce del sole.
Qui si muore, più che altrove, di cancro. Ad accompagnare Iannacone in questa “terra perduta” è Don Maurizio Patriciello, il prete di Caivano che da anni denuncia la situazione, inascoltato. Qualche mese fa salì agli onori della cronaca televisiva, rimbrottato dalle autorità, perché nel suo semplice e accorato appello aveva chiamato semplicemente “signora” il prefetto di Caserta.
Don Patriciello continua ad organizzare fiaccolate di protesta spingendo affinchè nelle terre confiscate alla camorra sia praticata l’agricoltura biologica.