Martedì 10 gennaio alle 24 su Italia1 debutta in chiaro la seconda (e purtroppo ultima) stagione di Romanzo Criminale, una delle migliori serie prodotte in Italia, che adesso approda in chiaro dopo il passaggio sul satellite. Un’occasione per far vivere la sanguinosa Roma anni ‘80, vedova di un Libanese il cui omicidio grida ancora vendetta, a chi non ha potuto seguire la saga trasmessa da Sky.
Sarà il traino di Wild ad introdurre i dieci episodi della seconda stagione che si riannoda al cliffhanger dell’uccisione di Pietro Proietti, il Libanese, leader carismatico della Banda della Magliana che era riuscita ad impadronirsi di Roma negli anni ‘70 allungando i tentacoli su tutte le attività illecite della Capitale. Chi ha ammazzato il Libanese? E’ questo l’interrogativo, svelato nella quinta puntata, intorno al quale ruotano i primi episodi, nei quali va dato merito al regista Stefano Sollima di aver utilizzato un espediente narrativo davvero originale che ha dato un volto diverso all’assassino discostandosi così dalla trama delineata nel film e nel romanzo (oltre che ai veri fatti di cronaca) ai quali si ispira la serie.
L’ascesa della Banda, orfana del suo capo, lascia il posto al declino. Il gruppo di criminali è smarrito, senza un vero punto di riferimento: non può esserlo il Freddo, troppo radicale nella sua idea di vendetta, e nemmeno il Dandi, più propenso ad allacciare i rapporti con la mafia (dalla quale verrà incoronato nuovo Re di Roma) e a riciclare il denaro sporco in attività lecite (lo vedremo addirittura partecipare agli appalti per la costruzione degli stadi per i Mondiali di calcio del 1990) che a tenere in piedi la baracca. Lo scontro tra le due personalità culminerà negli ultimi episodi della stagione ma non fatevi ingannare dalla foto che abbiamo scelto. Non è uno spoiler, il Dandi non sarà ucciso dal Freddo.
Questa seconda stagione, pur rimanendo qualitativamente ottima, non raggiunge i livelli della prima. Sarà per il budget ridotto (perchè 10 episodi e non 12?) o per l’esigenza di accelerare la trama, ma l’impressione è che il tutto sia stato affrontato troppo in fretta e che gli spunti offerti dalla cronaca nera di quei tempi avrebbero potuto portare alla realizzazione (almeno) di una terza stagione. Una sensazione confermata anche da Marco Bocci, il Commissario Scialoja, che in un’intervista a DM ha dichiarato proprio:
“Se fosse stata una serie straniera, ne avrebbero fatte 10 stagioni. Si poteva fare almeno un’altra serie ma è anche vero che è molto bello chiudere una cosa quando è al top. Per questo condivido la scelta, anche se avrei preferito che si fossero fatti due episodi in più, 12 anzichè 10 come nella prima serie… secondo me c’è stato un voler chiudere tutto all’improvviso quando si poteva respirare ancora quell’aria di morte, di sofferenza con dei tempi molto diversi“.
1. Vincenzo ha scritto:
4 gennaio 2012 alle 20:15