1
marzo

MONOGRAFIE, ROBERTO CENCI

Cari lettori, da oggi comincio a pubblicare delle monografie che tendono a farvi conoscere addetti ai lavori, figure professionali e personaggi della tv in modo più approfondito. Queste monografie sono dirette soprattutto a quei lettori che non solo vedono la televisione come strumento di evasione, ma vogliono fare della propria passione per il piccolo schermo un lavoro. L’intento sarà quello di cercare, attraverso gli excursus professionali di addetti ai lavori di successo, di farvi capire quanta costanza, applicazione, umiltà, amore e dedizione ci sia alla base di questo mestiere, cercando tra le altre cose di fugare quei dubbi che riscontro quando parlo con gli aspiranti lavoratori dello spettacolo durante le lezioni-chiacchierate che tengo durante alcuni master universitari. Le persone che cercherò di farvi conoscere sono persone che conosco benissimo, con cui ho lavorato per anni ed il mio intento è quello di svelarvi ogni mio segreto, anche il più piccolo, per cercare di aprire le vostre menti ad amare e comprendere al meglio questo mestiere attraverso coloro che creano, inventano, producono, conducono e collaborano ad un programma televisivo, ma soprattutto facendovi capire quali equilibri debbano sussistere o venire a crearsi tra tutti i reparti che lavorano intorno ad uno show televisivo.

Il primo professionista che vi farò conoscere è Roberto Cenci.

Diplomato al Conservatorio in percussioni, musicista, regista, capo progetto, direttore artistico, ingegnere nucleare, Commendatore, Grand’Ufficiale, prossimo Cavaliere del Lavoro. Per il momento non mi sovviene nient’altro, ma appena ricorderò qualche altra carica/ onorificenza, sarà mia premura fornirvela in men che non si dica. Chiaramente sto giocando perchè essendo non solo colleghi ma soprattutto Amici, si anche di Maria de Filippi (abbiamo tutti e due lavorato per 10 anni a stretto contatto col di Lei marito), posso permettermi di scherzare.

Roberto Cenci, papà di “Io canto”, oltre che padre di due splendide figlie e futuro papà di un bambino in arrivo (si chiamerà Ettore come il padre di Roberto, apprezzato chitarrista della storica orchestra della Rai) è calabrese ma trapiantanto a Milano. Tosto e sanguigno come solo i calabresi sanno essere, me lo ricordo 20 anni fa, consulente musicale dei varietà più prestigiosi di Canale 5; preparatissimo, super meticoloso, con un gusto della perfezione quasi maniacale, di uno stakanovismo esasperato. Per lui le ore ed i minuti erano solo dei numeri che si susseguivano lentamente su un orologio: la notte e il giorno? Banalmente solo cambi di luce.

Già da allora mirava al risultato e per il risultato avrebbe fatto qualsiasi cosa. Non fraintendetemi, Lui metteva, in ogni cosa che faceva, tutto ciò che poteva e forse qualcosa di più. La fatica? Un termine che non gli apparteneva. Passione? Tanta, troppa. Orari di lavoro? Fino a che tutto non era perfetto, lui era li! Dormire? Un optional.

E questo è il Roberto Cenci consulente musicale che ho conosciuto più di 20 anni fa .

Adesso mi sovviene un quesito: siete certi di sapere cosa fa un consulente musicale, all’interno di un programma televisivo? Ne dubito…

Che un consulente musicale sia un esperto di musica è addirittura banale. Un consulente è molto ma molto di più: è l’interfaccia musicale tra gli autori e la produzione, il cast artistico e l’orchestra. E’ colui che “taglia” la base musicale a seconda del minutaggio necessario, propone musicalmente brani agli autori che chiedono per certe esigenze determinati “mondi musicali”; è colui che, magari al telefono, prende le tonalità all’artista che in trasmissione dovrà cantare accompagnato dall’orchestra; è colui che dà gli attacchi in studio agli artisti durante la trasmissione, è quello che supporta il regista, in regia, contando “i quarti” per gli stacchi alle camere durante i balletti, è quello che prepara i cd con tutti i contenuti musicali della puntata successiva. Vi sembra poco? Direi di no, ha un ruolo fondamentale (ma come vedrete, tutti sono fondamentali in un programma televisivo).

Ma torniamo al nostro Roberto Cenci. Fondamentali sono gli incontri che ciascuno può fare durante il proprio percorso professionale. Roberto, stando in regia e dando gli stacchi al regista durante le “Buone domeniche milanesi”, essendo intelligente ed un “ragazzo avveduto ed affidabile”, conquistò la fiducia di un grande maestro della regia, il compianto Beppe Recchia, che intuendone le potenzialità, diede a lui l’opportunità di fare la regia dei balletti: balletti, tra l’altro difficilissimi, pieni di stacchi, cambi di luce, coreografati da quel geniale e genuino Bob Fosse della Garbatella, quel Marco Garofalo che oggi vediamo ad “Amici” .

Dopo queste prime “prove tecniche di trasmissione”, Roberto capì che il successivo step professionale sarebbe stato la regia. L’occasione si concretizzò qualche anno dopo quando l’allora capo-struttura Leonardo Pasquinellli, oggi Vice Presidente di Endemol Italia, gli diede l’opportunità di curare la regia dell’ultima Buona Domenica milanese, ancor prima di “ 30 ore per la Vita”. E’ lapalissiano dire come se la cavò: più che bene, benissimo.

Intanto in quel di Roma, dopo una produzione dagli ascolti entusiasmanti (“La febbre del venerdi sera” con Fiorello e Costanzo), i grandi strateghi dei palinsesti, cominciarono a ventilare una clamorosa ipotesi: perchè non trasferire a Roma la “Buona domenica” milanese con un’accoppiata Fiorello e Costanzo insieme ad una soubrette emergente tipo la Barale e un professionista multiforme come quel Claudio Lippi ritornato giustamente in auge?

Beh, ormai è quasi storia d’oggi: questa ipotesi si concretizzò e un ristretto nugolo di milanesi con a capo il curatore-autore Stefano Magnaghi (una persona che vi farò conoscere in un altro articolo), diventato in seguito direttore di Italia 1, fece armi e bagagli e si trasferì a Roma. Alla regia venne chiamato Roberto.

Le difficoltà erano molteplici: creare una squadra dal nulla, coesa, forte, ricettiva e propositiva per tentare di sconfiggere la Corazzata di Domenica In, relazionarsi con un personaggio esigente e ingombrante come Maurizio Costanzo (io ero l’unico che ci aveva già lavorato nel programma “La febbre del venerdi sera”, quindi ero più agevolato) ma soprattutto cercare di “tenere buono” un cavallo allora (oggi è totalmente diverso) quasi ingestibile, umorale ma sublime come Fiorello. Era quasi una mission impossibile, ma riuscimmo tutti insieme a portare a casa un programma davvero indimenticabile.

E proprio qui Roberto, pur in mezzo a mille difficoltà, ebbe modo di farsi apprezzare da tutti, creando clima, facendosi stimare ed apprezzare con tutti i mezzi possibili, conquistando la fiducia di Costanzo e di tutti ma soprattutto acquisendo quella consapevolezza delle proprie capacità che l’hanno reso, nel tempo, un numero uno. Fu da questa prima grossa ed impegnativa esperienza, che è partita una carriera che l’ha reso nel tempo non solo un regista, ma pure un autore, un direttore artistico ed un capo progetto.

Alla base di tutto questo, adesso proverò a delineare i pregi e i difetti di Roberto.

Difetti? Esigente, umorale, egocentrico, esageratamente perfezionista, accentratore accanito. Insomma, un “bel caratterino” piuttosto spigoloso a volte da digerire, ma se capisce che non “fai l’indiano”, che non sei un “venditore di segnali di fumo”, un “quaquaraquà” col vestito della festa, se lui ti ”vive” come un interlocutore veloce, concreto e coscienzioso (in altre parole, se sei un professionista) con Lui lavori da Dio, anche se a volte lo vorresti appendere al muro (scegliete voi il dipinto che più vi piace).

Pregi? Concreto, tenace, preparatissimo. E’ difficile beccarlo in castagna su qualsiasi argomento o settore. Lui non si limita a staccare le camere. Essendo anche musicista, il programma lo racconta emozionalmente, trasferendo suggestioni e magie al telespettatore. E sapete come fa (questo per i piu esperti)? Avendo una perfetta conoscenza della disposizione delle camere in studio (stiamo parlando di 10, 12, 14 camere, mica cotica, come si dice a Milano) non si limita a guardare dalla regia il program (la camera in onda in quel preciso momento), ma oltre a guardare la disposizione delle camere nei vari monitors (stiamo parlando di frazioni di secondo) ha nella sua testa, in modo chiaro e preciso, ogni stacco, ogni movimento che le varie camere dovranno effettuare. Il resto è sensibilità, è valore aggiunto.

Durante tutto il suo percorso professionale, ha sistematicamente cercato di apprendere tecnicamente da tutti coloro i quali potessero, in qualche modo, arricchirlo. Umanamente generoso fino all’inverosimile, se può aiutare qualcuno, in qualsiasi modo, è il primo che si spende con ardore. Ha una mente velocissima, è come Pippo Inzaghi: capisce sempre un minuto prima degli altri dove arriverà il pallone. Un uomo squadra che per i suoi uomini si fa in quattro difendendoli contro tutto e tutti. Fenomeno paranormale in gestione delle risorse umane e pubbliche relazioni, come direbbe Piero Angela, il suo habitat ideale sembra essere lo studio televisivo, si muove con una tale leggerezza che ci sembra nato. Last but not least, per tutte queste prerogative che vi ho descritto, ha con gli artisti un rapporto di totale credibilità e questo, per chi fa un mestiere come il nostro, è fondamentale. Credo che possa bastare per capire il personaggio che ho conosciuto. Nulla viene ed avviene per caso: in questo mestiere ci vuole programmazione, applicazione, lungimiranza e naturalmente intelligenza ed una punta di sana arguzia.

Meditate gente , meditate…

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7 Commenti dei lettori »

1. Chicco Caddeo ha scritto:

1 marzo 2010 alle 14:46

Bellissima monografia! Davvero interessante. Non vedo l’ora di leggere le prossime. Grazie!



2. Daniele Urciuolo ha scritto:

1 marzo 2010 alle 15:20

Complimenti dorati a Dorati per la monografia, anche io sono un suo grande estimatore, chi non è del settore pensa che sia solo l’ex di Rossella Brescia, attuale compagno dell’ex miss italia Edelfa Chiara Masciotta e raccomandato di Costanzo, invece è un grande professionista, esperto di musica, regista, direttore artistico, capo progetto, davvero in gamba…e pure in carne direi…ahahahah
La sua Buona Domenica è la migliore di tutti i tempi!!!!



3. lauretta ha scritto:

1 marzo 2010 alle 15:38

è davvero una bella idea quella delle monografie. Si capiscono e si conoscono meglio dei veri professionisti come il ‘commendator’ cenci in questo caso.



4. stefano betta ha scritto:

1 marzo 2010 alle 15:45

Io vi inviterei PRIMA a conoscerlo e poi descriverlo come avete fatto. Non è esattamente così…però si sà che leccare il culo ai potenti attraverso i blog aiuta chi gestisce il blog a ottenere favori in cambio!



5. Davide Maggio ha scritto:

1 marzo 2010 alle 15:46

@ stefano betta: ma prima di dar fiato alla bocca, hai letto chi ha scritto questa monografia?



6. Zoro! ha scritto:

1 marzo 2010 alle 17:22

molto interessante, anche se Cenci con Io copio………………..!



7. anon1mous ha scritto:

20 marzo 2010 alle 01:11

ehhhh
che invidia
è certamente un personaggio scomodo, ma professionalmente parlando tanto di cappello; gentile fuori dal “set”
si parla comunque di un lavoratore nell’ombra che la sua bravura e professionalità lo hanno fatto uscire alla luce (e io conosco solo lui che ci è riuscito……forse al massimo Antonello Falqui)



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