Qui a Sanremo scorre tutto tranquillamente. Carlo Conti sembra pronto per una nuova puntata di Tale e Quale Show, Emma per un’ospitata ad Amici e Arisa per un sound check nella piazza principale di Pignola.
Se il conduttore ha persino tempo per rispondere agli sms che gli inviamo durante la giornata, Claudio Fasulo e gli autori dispensano sorrisi come se non ci fosse un domani (video); il direttore di Rai 1 passeggia in Corso Matteotti a fumare il suo sigaro serale e persino l’ufficio stampa ci risolve un problema al Roof dell’Ariston in due minuti. Roba che viene da chiedersi: “ma ci stanno prendendo per il culo?“.
E invece no, è il Festival del volemose bene. Il Festival della polemica che non c’è. Il Festival che spazza via quell’immancabile appuntamento – spesso pretestuoso – con le provocazioni che precedono la kermesse. Il Festival dell’eccezione dopo 65 anni di ligio rispetto della liturgia polemica.
E, forse, è questa la vera ’spending review’ che dovrebbe farsi più spesso. Spending review di chiacchiericci inutili più che di budget – che pure c’è stata – in nome di quella pop-olarità che al Festival mancava da un po’ di tempo e che finalmente sembra essere tornata all’Ariston.
Una ventata pop che nonostante riporti indietro di qualche anno, sicuramente cancella (e per fortuna) quell’insopportabile aura radical chic che ha permeato le ultime due edizioni, campionesse di austerity e avare di risate, spensieratezza e buonumore.
Già solo per questo, Carlo Conti – per ora – ha vinto.
1. Enrica ha scritto:
9 febbraio 2015 alle 17:34