Quello di Amadeus è stato senza dubbio un lavoro importante. Riuscire a riportare il Festival al centro della tv e della musica non era impresa facile. Ce l’ha fatta, donandogli una vitalità che lentamente si era spenta per poi iniziare a riaccendersi con i Festival di Carlo Conti.
Il palco di Sanremo è stato tirato a lucido, spazzando via quella patina opaca che Festival di scarso peso non riuscivano a togliere di mezzo. Ora esserci non solo è un desiderio ma quasi un passaggio obbligato per entrare nella musica che conta. E’ diventato un palco capace di lanciare nel gotha della musica cantanti conosciuti dai più giovani ma quasi ignoti al grande pubblico e, contemporaneamente, far scoprire ai più giovani i grandi (per loro, forse un po’ troppo) della musica italiana che fu e che, grazie a Sanremo, continua ad essere.
Il processo, però, sembra concluso ed è probabilmente il momento di fermarsi per evitare l’effetto Daniele Piombi. Come diceva il caro Costanzo, la prevedibilità è la morte della televisione. Amadeus e il suo Festival corrono il rischio di diventare prevedibili.