26
ottobre

I Leoni di Sicilia: dal romanzo storico alla serie tv (troppo) contemporanea

leoni di sicilia  leone riondino

Leone e Riondino (Us, foto di Maria Marin)

Alla vigilia del rilascio dei primi quattro episodi su Disney+, Stefania Auci, l’autrice del best seller I Leoni di Sicilia, aveva dichiarato che i suoi Leoni di Sicilia avrebbero ruggito anche in tv e non aveva tutti i torti. L’adattamento del romanzo non delude i fruitori del piccolo schermo, ma i lettori del romanzo un po’ si. Si conferma insomma l’anatema per cui, di fronte alla trasposizione televisiva o cinematografica di un libro, si preferisce la carta allo schermo, perché, in fondo, è facile deludere le aspettative quando si conosce già la storia. E che storia!

Sia chiaro: l’adattamento di un romanzo per lo schermo richiede inevitabilmente delle modifiche che possano rendere più popolare e trasversale la fruizione del prodotto e quale miglior strategia se non amplificare le passioni che travolgono i protagonisti? L’impressione, però, è che l’escamotage in questione non fosse poi così necessario, perché il romanzo della Auci racconta una saga familiare che trasuda passione e grazia, potenza e bellezza, insomma una storia che, parlando di sentimenti e brama di potere, è antica sì, ma, al tempo stesso, contemporanea perché universale.

Riscatto, ascesa, emancipazione sociale e femminile, tutti temi estremamente attuali che, pur declinati in un’epoca diversa e ben lontana, sarebbero comunque arrivati forti e chiari agli spettatori senza bisogno di “attualizzarli”, forse un po’ troppo. Perché l’effetto ottenuto, alla fine, è quasi quello di rockstar e femministe ante litteram che, tradendo un po’ l’essenza dei personaggi su carta, si muovono sulla scena a ritmo di musica pop. E se il trailer accompagnato dal brano Durare di Laura Pausini spiazzava un po’ per il forte contrasto tra l’ambientazione e la musica, la colonna sonora si conferma spiazzante per le scelte musicali audaci.

Prendendo per un attimo le distanze dal libro, però, la fiction convince: la regia di Genovese è garanzia di qualità, la sceneggiatura è asciutta e va dritta al punto, il cast è di livello e capace di restituire forza e anima a ciascuno dei personaggi, l’ambientazione è maestosa con un’estrema cura nella ricostruzione delle scene, dei costumi, dei dettagli dell’epoca. Insomma, il grande sforzo produttivo c’è e si vede. Nonostante l’approccio forse un po’ troppo contemporaneo, i restanti quattro episodi disponibili dal 1° novembre promettono bene. Mettere da parte le pagine del romanzo, però, è necessario: la serie ha acquisito una sua direzione ed è quella da seguire. Ci sarebbe da capire quanto poi la serie possa essere d’appeal per il pubblico di Disney+ ma questa è una altra storia ancora.

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