Se il Senso Comune è questo, allora ridateci gli opinionisti di professione ed i vituperati presenzialisti da talk show. In access prime time su Rai3 c’è un nuovo programma che, ribaltando le abituali convenzioni, raccoglie i commenti delle persone comuni sull’attualità e li trasforma in un racconto potenzialmente innovativo. L’idea è di per sé geniale, ma la resa televisiva non è altrettanto dirompente: così, quel che si vede in tv è una carrellata di pareri non sempre originali e, anzi, talvolta piuttosto scontati.
Del resto, basterebbe recarsi al bar sotto casa per capire che le opinioni ‘di strada’ sono spesso più incisive e tranchant di quelle registrate a Senso Comune. Il programma di Rai3 ha raccolto davanti alla telecamera alcuni cittadini di diverse professioni e fasce sociali (ci sono gli edicolanti, le docenti, gli ombrellai, le ballerine…) e ne ha catturato le reazioni rispetto alla lettura di alcune notizie d’attualità. Al di là di qualche commento effettivamente originale o di buon senso, i riscontri non sono mai troppo irriverenti né sorprendono per la loro veracità. Di conseguenza, si fatica ad identificarsi in essi.
Anche i tre tassisti milanesi (forse i protagonisti più simpatici ed efficaci di queste prime puntate) appaiono persino sobri nelle opinioni rispetto ad alcuni loro colleghi che abbiamo incontrato nel capoluogo lombardo. E gli universitari? Troppo stereotipati in senso negativo, al punto da non sembrare realistici. Alla fine, insomma, il ritratto della società che ne esce risulta anestetizzato e depotenziato rispetto alla realtà, alle sue spigolature e alle sue contraddizioni mai così evidenti come in questo periodo. Tutte queste cose sfuggono un po’ al radar di Senso Comune.
Il programma prodotto da Stand by me accusa un po’ gli stessi difetti di Gogglebox, il fixed show prodotto dalla medesima società e trasmesso su Italia1. In quel caso si parlava di televisione e quindi certe sbavature potevano rimanere nell’ambito della critica televisiva: stavolta invece si parla di notizie e d’attualità, quindi anche di rappresentazione della realtà. In questo ambito, i limiti si fanno più evidenti.