18
febbraio

PIERLUIGI PARDO A DM: MAGGIORANZA ASSOLUTA NON E’ IL SOLITO TALK E FARO’ DI TUTTO PERCHE’ NON SIA TRASH. IL DERBY CON VARRIALE? MI SEMBRA CHE LORO SIANO ABBASTANZA SOTTO NEGLI ASCOLTI

Pierluigi Pardo

Una partita a colpi di parole, tra rimpalli dialettici, pressing sulle idee avversarie e sforbiciate retoriche. Pierluigi Pardo si mette in gioco: stavolta non parlerà di calcio. Da stasera, giovedì 18 febbraio, in seconda serata su Italia1, il giornalista condurrà Maggioranza Assoluta, un nuovo talk show sui generis in cui cinque opinionisti (diversi in ciascuna delle due puntate in programma) dibatteranno sui temi caldi dell’attualità e saranno eliminati col televoto. Dopo quattro round ne rimarrà solo uno, quello che più convince. Il format, d’importazione teutonica, è una vera scommessa: ne abbiamo parlato con lo stesso Pardo, che lo porterà sugli schermi italiani per la prima volta, con la regia di Roberto Cenci.

E’ un format tedesco. Ci sono cinque opinion leader che si sfidano sui temi principali dell’attualità, del costume e della politica. Chiaramente non faremo la politica partitica né parleremo delle correnti del Pd, ma tratteremo temi più ampi e sociali: le armi e il diritto all’autodifesa, le unioni civili, le droghe leggere, i vegani contro i carnivori. C’è un meccanismo di televoto che, da una manche all’altra, eliminerà i protagonisti e ne farà rimanere soltanto uno. Ci sarà una finale a due nella quale interverrà uno psicologo, Carlo Alberto Cavallo, con un test. Ma alla fine sarà sempre la giuria popolare a decretare il vincitore. E’ come se fosse un talent. Avremo anche una postazione social che potrà dare degli spunti.

Per il vincitore ci sarà un jackpot, come nel format originale?

No, non ci sarà perché ci sembrava assurdo dare un premio. I tedeschi sono strani: fanno un format per politici con premi in denaro. In Italia fa ridere pensarlo.

In un primo momento anche l’edizione italiana sembrava prevedere ospiti politici. E’ cambiato qualcosa in corso d’opera?

Nella prima puntata avremo Roberto Formigoni, Vladimir Luxuria, Francesca Barra, Filippo Facci e il comico Andrea Pucci. Tendenzialmente credo che avremo sempre un personaggio fuori dal mondo del dibattito politico (che in questo caso sarà Pucci) e poi ospiti che la pensano in maniera diversa. E’ chiaramente un programma che richiede coraggio ai concorrenti, i quali si sottopongono al giudizio del pubblico. Ci sono infatti un verdetto e magari anche la delusione per una sconfitta. E’ qualcosa di diverso da soliti talk show.

Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida?

Me l’hanno proposta ed è un tentativo interessante. Non so dire se funzionerà, al di là dell’ottimismo e della volontà che ho dentro di me, perché è una cosa senza precedenti. Per intenderci: non farò Ballarò o Domenica Live, per cui avremmo dei metri di paragone. E’ un tipo di format che non si è mai fatto e che secondo me ha delle potenzialità: la goduria nel poter eliminare gli opinionisti che non ti piacciono e premiare quelli che convincono mi sembra un meccanismo intrigante. Io sono abbastanza sereno e non la vivo certo come un passaggio cruciale della mia vita.

Gli ascolti ti preoccupano?

Ma no, sinceramente. Forse sarò ingenuo io, ma non mi hanno mai preoccupato nemmeno in questi anni. Io faccio delle cose e cerco di divertirmi, poi la tv di oggi è talmente frammentata negli ascolti che – a parte certi eventi – è difficile fare grandi numeri. Basta fare delle cose interessanti, che certamente devono avere un buon gradimento di pubblico e che facciano parlare. In generale, mi sembra che oggi conti molto il brand, cioè il fatto di diventare trasmissioni cult che stimolano il dibattito. Questo è un grande valore aggiunto. Faremo due puntate, vediamo come va e che tipo di posizionamento può avere questo esperimento. Mi ha fatto piacere che abbiano pensato a me, è un’opportunità.

Come gestirai il tuo ruolo di conduttore?

Il programma avrà un mood un po’ sportivo, da competizione, e io avrò un ruolo più sobrio rispetto a Tiki Taka, più da presentatore. Sicuramente stimolerò le domande. Poi ci sarà anche Irene Pivetti, che è la nostra Presidente fissa con la possibilità di intervenire ed esprimere giudizi. Lo stesso farà il mondo dei social. La mia ambizione è quella di rimanere abbastanza fuori dai giochi, di fare l’uomo della strada che, pur avendo delle opinioni, non sarà lì per manifestarle. Farò il giornalista, cercherò di dar voce alle varie posizioni. E poi imparerò anche delle cose per me nuove in termini di tecnica televisiva, come la gestione del televoto e della tensione.

Tiki Taka è considerato una sorta di ‘bar sport’: Maggioranza assoluta sarà lo stesso, ma in riferimento alla politica?

Sì, però con la differenza di un format più rigido. Tiki Taka è diverso di volta in volta, vive d’attualità ma dipende anche dai suoi ospiti, che variano nel numero. Qualche volta è più Bar sport, qualche volta meno. A Maggioranza assoluta, invece, ci sarà un format più definito. E’ un programma in diretta, ha un pubblico…

Secondo te c’è un rischio trash?

Farò di tutto perché questo non avvenga, perché la tv trash non mi piace. Ci sto lavorando e sono ottimista, mi sembra che alcuni concetti siano passati bene.

In una nostra precedente chiacchierata hai detto di non amare i litigi in tv, di essere un diplomatico. Stavolta come ti comporterai?

Vorrei mantenere questo tono. La cosa che mi piace di più in assoluto è il calcio, fare le telecronache delle partite. Se devo pensare al futuro vedo più un orizzonte legato all’intrattenimento o anche a un giornalismo di genere non divisivo, più legato agli ospiti. Quando a Tiki Taka c’è troppa polemica io non sono felice, preferisco quando rimane un programma divertente. La polemica a tutti i costi non è nella mia indole, e questo potrebbe portarmi a programmi più di salotto o di interviste alla Costanzo, alla Fazio, alla Cattelan. Questa nuova esperienza la vivo come una palestra, è un tentativo e sono molto sereno.

A proposito di Tiki Taka e del suo competitor, il Processo del Lunedì: ogni volta si consuma una duello a colpi di tweet per rivendicare gli ascolti migliori. Varriale di recente ha scritto che Il Processo “non teme confronti”. Percepisci anche tu questa sfida?

Io non faccio delle scelte legate a Varriale. Nell’ultima puntata (di lunedì 15 febbraio, ndDM) avevamo il grosso problema di Fast and Furious su Canale5, che prendeva esattamente il nostro target. Io ho fatto la mia trasmissione normalmente e ci siamo inventati il Tiki-Festival con Gli Stadio, ma non ho pensato alla sovrapposizione con Varriale. Sennò potevo anche partire più duro con Juve-Napoli. Le medie ci sono: ad oggi noi abbiamo il 9,20% di share commerciale e l’8% individui dall’inizio dell’anno. Loro mi sembra che siano abbastanza sotto come individui e soprattutto come commerciale. Io guardo al mio share, se poi c’è un altro programma sportivo che va bene sono contento. Non è una polemica che mi interessa e non vivo il derby. Ma, visto che faccio un programma di due ore e mezza e loro di 37 minuti, rivendico il diritto di fare la mia puntata senza preoccuparmi di quei minuti di sovrapposizione. A me interessa il risultato finale, che per ora è buono e quindi siamo molto contenti.



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