Ore undici circa, minuto più o minuto meno: l’appuntamento di Josefa Idem con la storia passa per quella gara che potrebbe permettere alla pluricampionessa italiana di entrare veramente nel guinnes dei primati, più di quanto non lo sia già. Dall’alto dei suoi 48 anni la bionda della canoa vanta un palmares incredibile. L’ennesimo titolo dalla finale del K1 500m potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
Già ai giochi olimpici del 1984 era arrivata a medaglia (un bronzo), anche se vestiva ancora i colori della Germania. In maglia azzurra il bottino parla chiaro: bronzo ad Atlanta 1996, oro a Sidney 2000, argento ad Atene 2004, argento a Pechino 2008, meglio di un orologio svizzero; per non dire delle decine di medaglie conquistate ai Mondiali e agli Europei in giro per il mondo.
Pochissime le sue uscite pubbliche. Professionista molto seria, mai alla ricerca di facile popolarità, teutonica nel rispondere alle sfide: sempre nel posto giusto al momento giusto. Se dovesse salire ancora sul podio sarebbe veramente un’ennesima impresa, alle soglie dei cinquant’anni. Inevitabile il confronto, nonostante l’alibi della diversa identità anagrafica, con altri atleti che hanno utilizzato il successo olimpico per lavorare nello spettacolo.
Londra 2012 rimarrà il suo ultimo atto, nessuna speranza di vederla a Rio de Janeiro, a differenza di un’altra grande veterana come Valentina Vezzali che invece potrebbe mettere il suo fioretto in pedana anche nell’edizione verdeoro della fiamma olimpica. Per la Idem non sono mancati fino a questo momento i riconoscimenti ufficiali della nostra nazione, felice di aver accolto tra le sue braccia una professionista di così grande spessore. Già Commendatore e Ufficiale della Repubblica per Josefa restano pochi titoli da mettere nel forziere, sperando che in futuro possa continuare ad abbinare il suo volto a questo sport, o allo sport in generale come allenatore o telecronista, visto il precedente creato da Sky quest’anno.
Potrebbe anche essere una delle ultime medaglie della nostra spedizione in terra britannica, viste le nuvole che si stanno addensando sulle nostre compagini negli sport di squadra e la scarsa competitività del nostro paese nelle discipline dell’atletica, ora più che mai dopo la tegola doping di Schwazer.
1. teoz ha scritto:
8 agosto 2012 alle 15:44