17
ottobre

Il Collegio 2: le gaffe degli allievi

Il Collegio 2

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Cosa accadde nel marzo del 1861? Qual è il gerundio presente del verbo ‘giocare’? E ancora, quante sono le classi dei vertebrati? Le domande che i Professori de Il Collegio hanno posto ai loro alunni sono state spesso fonte di errori madornali. Se c’è una cosa che il docu-reality di Rai 2 è stato in grado di mettere in risalto è che la preparazione dei giovani di oggi non è la stessa di quella degli anni Sessanta. Da Garibaldi collocato nel 1600 a Leopardi definito ‘un uomo triste’, ecco una carrellata dei principali sfondoni che la seconda edizione del programma ha ‘regalato’ al suo pubblico.

La materia che più di tutte ha dato filo da torcere agli allievi sembra essere stata proprio Italiano. La gara didattica andata in onda la scorsa settimana, occasione nella quale gli scolari sono stati suddivisi fra maschi e femmine, si è trasformata in un serbatoio di gaffe e lacune fra le più esilaranti ed allarmanti. Dal punto di vista dell’ortografia, le conoscenze più fragili parrebbe possederle la 15enne Noa Planas che, sotto l’occhio vigile del Professor Maggi, si è lasciata scappare un ‘taque’ (in luogo di tacque) e un ‘soquadro’ (al posto di ‘soqquadro’).

La coniugazione dei verbi risulta invece piuttosto indigesta ad Edoardo Maragno. Per il 16enne di Cremona, difatti, la seconda persona singolare dell’indicativo passato remoto del verbo ‘trarre’ è “tu trasti“, mentre la prima persona plurale è “noi trammo“. La situazione non è destinata a migliorare se si prende in considerazione la ‘performance’ di Ginevra Mandolese che, chiamata ad indicare il gerundio presente del verbo ‘giocare’, ha risposto: “che io giocassi” (invece di“giocando”). Ma non è tutto. Spostandoci sul versante degli aggettivi, Davide Moccia si è reso protagonista di una vera e propria chicca. Interrogato da Maggi, il 14enne di Caserta ha affermato che il superlativo di buono è ’superbuono’.

Fra le lacune più profonde che si sono registrate, non possono non essere citate quelle afferenti alla sfera del lessico. Tralasciando il significato di vocaboli desueti (come ‘roggia’), sconosciuti ai più, la scolaresca ha avuto difficoltà nello spiegare anche le parole più comuni. Elisabetta Gibilisco, ad esempio, ha confuso il gheriglio di una noce con un utensile, mentre il termine ‘molitura’ ha messo in imbarazzo non solo Giuseppe Spitaleri, ma anche Gabrielle Sarmiento, convinto, quest’ultimo, che si tratti del contrario di demolitura. Ma la palma d’oro per il vuoto lessicale più vertiginoso va di diritto alla ribelle Arianna Triassi, la quale, interrogata dal Preside Faverio, non ha esitato nemmeno un istante nell’affermare che ‘recidiva’ sia l’equivalente di ‘fuggiasca’.

Non solo la grammatica, ma anche la letteratura è stata fonte di scivoloni niente male. Secondo Arianna Triassi la tragedia dell’Adelchi sarebbe stata scritta dal recanatese Giacomo Leopardi (e non da Alessandro Manzoni). L’autore de Il Sabato del Villaggio è stato, inoltre, definito da Roberto Magro, nel corso dell’esame speciale che gli è costato l’espulsione dal docu-reality, “un uomo triste“. Michelle Cavallaro, invece, ha sovrapposto Don Rodrigo a Don Abbondio, due fra i personaggi principali de I Promessi Sposi, definendo l’antagonista di Renzo Tramaglino “un prete“.

Ampliando la prospettiva, si vede come gli sfondoni degli allievi abbiano interessato anche le altre discipline: come Scienze, ma anche e soprattutto Storia. Se la Triassi si è detta sicura del fatto che le classi di vertebrati siano soltanto due (tralasciando le altre tre!), la Cavallaro ha asserito con convinzione che nel 1600 il territorio lombardo era soggetto alla dominazione di Giuseppe Garibaldi (!). Sfiziosa, al riguardo, la replica decisa di un Professor Maggi particolarmente scoraggiato: “a quei tempi Garibaldi non era neanche nei pensieri dei suoi genitori“. Il salto cronologico più spericolato lo ha commesso indubbiamente Roberto Magro. Di fronte all’intera commissione, il 14enne di Monza ha precisato come nel marzo del 1861 lo stesso Garibaldi “riuscì a difendere l’Impero Romano”.

Impreparazione culturale a parte, il docu-reality trasmesso da Rai 2 ha dato spazio anche a piccoli scivoloni di altra natura. Chiamati a fare i conti con una realtà sprovvista di tecnologia, gli allievi si sono dovuti misurare con le loro abitudini più radicate. È accaduto, ad esempio, nel momento in cui si sono trovati a maneggiare una macchina da scrivere. L’iniziale impeto di euforia ha ben presto lasciato lo spazio a difficoltà apparentemente insormontabili. Si può allora ben comprendere come, nel tentativo di rimediare ad un errore ortografico, la scolara Elisabetta Gibilisco abbia cercato, quasi ostinatamente, di premere il tasto ‘canc’, confondendo l’oggetto con la tastiera di un computer.



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