Martedì è cominciata la gara del Festival di Sanremo 2017, con i primi 11 big che sono saliti sul palco dell’Ariston, e ieri è andata in scena la seconda parte della competizione con altre 11 esibizioni.
La prima a cantare è stata Bianca Atzei: una ragazza (bella e dotata vocalmente) che non è ancora riuscita ad affermarsi nonostante i ripetuti e ravvicinati tentativi (Sanremo, Coca Cola Summer Festival, duetti con Alex Britti e J-Ax). Se possiamo ammettere che questa sua Ora esisti solo tu non sia male e che la Atzei l’abbia eseguita bene, dobbiamo aggiungere che per imporsi e lasciare il segno serve una canzone più potente e maggiore carisma. O almeno uno dei due, infatti, Marco Masini riesce a valorizzare un brano non troppo forte come Spostato di un secondo con una voce riconoscibile alla prima parola e un modo di fare al mille per mille Masini.
Nesli e Alice Paba insieme sono curiosi: lui è un ex rapper con un presente da cantautore pop, lei ha vinto The Voice anche per il suo brio. L’esecuzione del brano “sanremese 2.0″ Do retta a te risente tuttavia della loro tensione. Il gigante dalla voce immensa, Sergio Sylvestre, ha interpretato un brano scritto da Giorgia, Con te, dal testo stringato e con una tenerezza disarmante e un azzeccato coro gospel sul finale.
Niente pregiudizi? Ok, diciamolo: Gigi d’Alessio ha presentato una bella canzone. La prima stella è un instant classic e d’Alessio, come Masini, sa proprio farci (senza contare che da qualche anno ormai deve lottare contro l’effetto Checco Zalone). Il pubblico del cantautore napoletano apprezzerà molto, e il brano scalerà le classifiche come è accaduto in più occasioni.
Quella di Michele Bravi sembrava essere una traiettoria tristemente segnata ma ha trovato la canzone e il momento giusti per salire sul palco dell’Ariston (dopo aver vinto X Factor nel 2013 ed esser sparito dalle chart per ricomparire su Youtube come aspirante star del web). Il diario degli errori è un brano sincero e spietato, semplice ma scritto molto bene (dall’autore storico di Arisa, Giuseppe Anastasi, e dai parolieri del momento Federica Abbate e Cheope). L’amarezza del brano e la drammaticità dell’esecuzione sembrano cozzare però con la giovane età del cantante.
Paola Turci, efficacissima come sempre, ha cantato Fatti bella per te che è un buon brano, ma nulla di più. Forse ci ha distratto il fatto che in conferenza stampa la cantautrice abbia raccontato d’aver valutato anche un altro pezzo per questo Festival: una cosa fuori dagli schemi sanremesi, che avrebbe faticato ad arrivare al pubblico e che alla fine ha rinunciato a presentare. Sarebbe stato meglio osare?
Francesco Gabbani, dopo aver vinto l’anno scorso fra le Nuove Proposte, doveva ribadire alcuni concetti infatti, un po’ il Funky Gallo di Zucchero e un po’ la sua stessa Amen, questa Occidentali’s Karma che ha proposto (con un gorilla ballerino) è coinvolgente, comunicativa e centra l’obiettivo: il cantautore di Carrara è oramai un “campione” e punta, come si è detto, al podio e, magari, al Premio della Critica (Fiorella Mannoia e Ermal Meta permettendo).
Se Michele Zarrillo non convince con Mani nelle mani, al netto della gradevole melodia e di quanto ci creda l’interprete di Cinque giorni, Chiara e Nessun posto è casa mia sono state la rappresentazione plastica della raffinatezza: l’esecuzione della Galiazzo è stata calibrata e coinvolgente (agli antipodi di Gabbani), e ciò che canta è adatto al macro-tema prescelto (le radici, il viaggio…) e all’età dell’interprete (non accade sempre). Rischio noia scongiurato, solo in parte però.
Per certificare la delusione per i duetti di quest’edizione, e per concludere, un accenno a Raige e Giulia Luzi: il titolo della loro canzone, Togliamoci la voglia, dà il senso di un’esperienza che potrebbe esaurirsi con una singola (e innocua) esibizione.