6
novembre

Il Collegio: ormai è sempre la stessa storia

Il Colegio

Il Collegio

Anche per quest’anno, Il Collegio ha chiuso le sue porte. Quella terminata ieri sera è stata, almeno sulla carta, un’edizione rinnovata. I 23 collegiali sono stati trasportati nel 2001 e in un nuova location, il Collegio San Francesco di Lodi, progettato per la divisione in due sezioni: l’indirizzo artistico e quello linguistico. Nuova edizione, vecchie abitudini. Ragazzi poco interessati allo studio, maleducati e alla ricerca di notorietà. Un docureality sempre uguale a sé stesso, anzi peggiorato negli anni.

Dal punto di vista dei protagonisti, Il Collegio si è ormai ridotto ad una mera vetrina per aumentare il seguito sui social mentre potrebbe essere (anche) altro, ossia un’esperienza di vita per conoscere meglio i propri limiti, nuove persone e mettersi alla prova. Queste erano le premesse delle prime e fortunate edizioni. Già il format di per sé è molto scritto se poi, alla mano degli autori, si aggiunge quella dei ragazzi, il risultato è una messa in scena forzata e a tratti caricaturale.

Occorre però spezzare una lancia in favore di due novità di quest’anno: le masterclass tenute da personaggi dello spettacolo, della musica e della cultura (Antonio Orefice, Leo Gassmann, Joe Bastianich, Raimondo Todaro e Barbascura X) e la sfida tra i più meritevoli collegiali per la vittoria di una borsa di studio per un semestre negli Stati Uniti (vinta da Diego Natale). Idee che potevano dare un senso al programma e al percorso dei ragazzi.

La nuova collocazione della domenica ha portato con sé una concorrenza complicata ma soprattutto una durata inferiore, solo 105 minuti, per un totale di 6 puntate (contro le 8 delle ultimi tre stagioni). Edizione “ristretta” e di conseguenza più frenetica e a tratti superficiale. Poco spazio alle lezioni in aula, con professori diventati ormai dei semplici oggetti di scherno o macchiette, non più punti di riferimento.

Ottava edizione archiviata, dunque, con ascolti flop (le ultimi 3 puntate al di sotto del 4% di share). Per un futuro, se ci sarà, servono nuovi punti di vista ma soprattutto collegiali “poco studiati” o almeno dinamiche autoriali in grado di spiazzarli facendo emergere in loro la spontaneità.

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