Or vi sbigottirà. Promessa mantenuta. Ed ecco che una capra piomba nel bel mezzo della Scuola di Atene di Raffaello. Con quest’immagine trova l’approdo alla prima serata “…Ci tocca anche Vittorio Sgarbi” (che poi i tre punti di sospensione nei titoli dei programmi RAI hanno anche un po’ seccato!), dopo un’attesa crescente, innervosita dal labirinto di polemiche dei giorni scorsi.
Il regista Riccardo Di Blasi deve aver faticato non poco per inseguire le lunghe falcate del professore, che sembra essere tornato indietro di almeno tre lustri quando dal fondo delle quinte guadagna il palco il fido Orlandini. L’autoreferenzialità è sicuramente l’anima d’acciaio dello show. Il tema della puntata, il Padre, non è che un espediente per accendere l’occhio di bue sulle mille facce del protagonista, frivolo, geniale, ironicamente monotono, eccentrico, a tratti trash. Staglianò e Morgan difficilmente prenderebbero parte alla stessa rappresentazione catodica. Ci vuole fegato per proporre il mefistofelico cantautore, abbigliato come Michele Misseri in chiusura di serata, intento a duettare con un una manciata di spensierati bimbi.
E’ estremamente deluso chi si aspettava di imbattersi in una sequela di parolacce, a condimento dell’avvelenata campagna elettorale per le amministrative. Questa volta le provocazioni sono sussurrate, aleggiano impalpabili, ma non sono esibite in un violento splatter. Le invettive contro la magistratura, quotidiani rossi e detrattori vari sono intrecciate a monologhi pieni di passione, ma non votati ad un estremismo da ricercare ad ogni costo. Lo Sgarbi critico d’Arte annuncia neri pubblicitari per dar spazio allo Sgarbi allegro televenditore. Lo Sgarbi padre incontra lo Sgarbi figlio. Lo Sgarbi furioso è preso a cazzotti dallo Sgarbi pacato, che si scusa per gli errori (dialettici) commessi nel passato.
Arte, energie rinnovabili e accentuati personalismi rappresentano gli ingredienti per un piatto forse difficile da digerire per il pubblico di Rai1. L’interprete di quest’avventura è di certo consapevole della complessità dell’impresa. Ma ha scelto, temerariamente, di rimanere se stesso, rinunciando a trovate popolari in odore di standing ovation. Intrapresa questa strada, però, bisogna avere il coraggio di mantenerla fino in fondo. Vedremo cosa accadrà dopo che i risultati di questo primo appuntamento saranno resi noti. Dove si dirigerà la Capra? Il buon Orlandini saprà condurla, da mite pastore, nella direzione di nuovi e inesplorati lidi. Magari verso il Giudizio Universale di Michelangelo…
1. ester ha scritto:
19 maggio 2011 alle 07:25