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FESTIVAL DI SANREMO 2011: NON SONO SOLO CANZONETTE. IL CAPITANO SEGNA SOLO DI RIMESSA CON LA MUSICA DI QUALITA’.

di Cristian Tracà

17/02/2011 - 11:20

FESTIVAL DI SANREMO 2011: NON SONO SOLO CANZONETTE. IL CAPITANO SEGNA SOLO DI RIMESSA CON LA MUSICA DI QUALITA’.

Sanremo 2011 - Gianni Morandi

Il Festival di Sanremo forse più ‘artigianale’ degli ultimi anni porta a casa la seconda serata, tutta protesa al grande evento della terza, confermando l’impressione dell’esordio. Gianni Morandi non è favellatore magico come Paolo Bonolis, né un uomo di polso scenico come Baudo, cerca di fare autoironia sul ritmo del collage. Sul palco dell’Ariston mette a disposizione la sua bontà di padre, la sua umiltà di uomo per nulla rock e molto lento, per dirla alla Celentano. La sua conduzione trasuda generosità verso il pubblico, la sua voce è più un consiglio paterno per i giovanotti Luca e Paolo che un lancio allo show. Le grandi mani sudate del presentatore che attende il verdetto o che fa cerchio con il suo team sono forse l’immagine più emblematica di questa atmosfera di estrema semplicità, di uno spettacolo che non ha paura di rivelare le crepe di congiunzione tra le varie parti.

Le due vallette si dividono un po’ i compitini che lo spettacolo minimale affida loro. Belen veste meglio i panni della soubrette ma si spegne nei pochi dialoghi che la vedono protagonista, Elisabetta invece aggredisce i discorsi con più tranquillità, sorride più spontaneamente, cerca qualche guizzo estemporaneo che possa in qualche modo darle quel tocco di effervescenza che non guasta. Le Iene, Bizzarri e Kessisoglou, stanno trovando l’equilibrio che la cornice istituzionale impone: il contrattacco di par condicio è fatto con intelligenza ma non ha lo stesso effetto dirompente di Ti sputtanerò, che in poche ore ha praticamente fatto il giro dei media con un numero di visualizzazioni e condivisioni impressionante.

Il buon Gianni il suo gran bel lavoro l’ha fatto in fase di selezione, dimostrando così la sua vocazione più di ascoltatore che di showman. Al secondo giudizio le canzoni confermano una grandissima forza, nonostante molte imperfezioni abbastanza generalizzate nell’esecuzione. Ascoltate in radio molte obliterano il vizio di forma dell’emozione e rivelano l’immenso potenziale. Gran parte della critica è concorde sul maggior respiro del repertorio di quest’anno. Gran parte delle canzoni hanno il loro bel perché, una chiave di lettura più sofisticata del solito. Franco Battiato che entra in punta di piedi, alieno radicalchic dell’Ariston, rende bene l’alchimia quasi impalpabile di quest’eleganza. Piaccia o no questo rifiuto della solennità, quest‘aurea mediocritas, un punto sicuramente a favore è che le esibizioni sono ben concentrate, lasciando le variazioni sul tema essenzialmente al fuori gara.

Ospiti- L’intervista con Andy Garcia certo non passerà alla storia come pagina memorabile della storia della televisione. Anche in questo caso Morandi porta con sé i limiti di cantante prestato a presentatore di evento. Il racconto che riesce meglio a Gianni è quello della sua vita, delle sue piccole conquiste, del suo canzoniere. Se consideriamo però come aveva steccato totalmente Panariello non possiamo che alzare le spalle e sospendere il giudizio. Neanche la Doolittle scuote più di tanto l’attenzione rispetto al nucleo che rimane la gara delle canzoni.

Giovani- Superano il turno Raphael Gualazzi e Serena Abrami. Anche in questo caso, al di là di ogni retorica, una buonissima qualità che rende difficile soppesare le piccole sfumature tra i quattro talenti in competizione. Gualazzi forse alla lunga ha quella marcia in più di un arrangiamento molto chic, e un profilo artistico non troppo comune tra le giovani proposte. Di grande originalità però anche Anansi e Gabriella Ferrone: si è deciso bene di sposare più la linea giovani Dolcenera-Arisa che quella Tatangelo-Brando.

‘Avanguardia’ demoscopica: le eliminazioni- Sorprende in positivo la reazione della giuria in platea alle canzoni. Che il gusto del pubblico stia cambiando sembra innegabile. Qualche anno fa sarebbe stato impensabile vedere come ‘primi qualificati’ alla terza serata il brano di grande delicatezza ed eleganza dei La Crus e l’esperimento veramente d’avanguardia di Davide Van De Sfroos. Una maggiore abitudine all’ascolto, una diversa ricerca del bello e del nuovo, forse aiutate dalla democratizzazione dell’arte musicale chiamata talent show? Il dato parla chiaro: jazz and blues, swing e rock sconfiggono nettamente il neomelodico e la rima baciata. La particolarissima filastrocca di Tricarico affonda Al Bano e la prostituzione, usata come specchietto per le allodole per il solito brano ampolloso. Dispiace per Patty Pravo, c’è chi vede nel suo brano un’ideale prosecuzione di E dimmi che non vuoi morire, ma il live dà sempre qualche problema alla Strambelli. L’augurio è di rivederla almeno in semifinale con la Oxa.

La gara ha ancora senso?- Stando alle reazioni epidermiche questo Sanremo sembra essere proiettato verso il professor Vecchioni. Il fascino del sognatore che canta al pubblico come se spiegasse in una classe letteratura alla lavagna, in una fase di così grande nostalgia per i punti di riferimento morali, strega il pubblico. L’ovazione ha pochi eguali nella storia della kermesse. Il gradimento sembra così fortemente sbilanciato verso Chiamami ancora amore che i presentatori sul palco contengono quasi con imbarazzo lo stupore per una tale acclamazione. Per un testo di disincanto da intellettuale è un successo inaspettato: è come se si stesse caricando simbolicamente della sofferenza della presente instabilità. Se vincesse sarebbe uno bello schiaffo morale a chi demonizza a prescindere l’Ariston.

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29 commenti su "FESTIVAL DI SANREMO 2011: NON SONO SOLO CANZONETTE. IL CAPITANO SEGNA SOLO DI RIMESSA CON LA MUSICA DI QUALITA’."

  1. Per me la canzone migliore è quella di Vecchioni....non capisco l'eliminazione della Tatangelo con una canzone molto reale sentita a mio parere della maggior parte delle donne intrappolate in relazioni insane. Spero che venga ripescata (Scanu docet...) Rispetto alla conduzione sono d'accordo che ci siano troppi conduttori: -Morandi ancora emozionato manifesta la forte responsabilità del tutto, volendo come è logico,come cantante, far prevalere la musica; -Elisabetta e Belen n.c.; -Paolo e Luca veri mattatori della manifestazione......forse non liberi di potersi esprimere come vorrebbero......es. le Iene

  2. la qualità è scarsa,come sempre a sanremo,ma qualcosa si salva. mi mangio un verme se vince vecchioni! non dimenticate che c'è il televoto,quindi l'orrenda canzone sanremese dei modà vincerà di sicuro,ci scommetto. per me i migliori sono oxa,eliminata subito,come da tradizione e il giovane rafhael

  3. Io quest'anno non lo sto seguendo per niente e mi sembra che se ne parli anche poco. A me interessano le canzoni e quelle le sentirò in radio. La puntata di stasera però mi interessa...

  4. @Cristian Ognuno ha i suoi gusti, io trovo la maggior parte delle canzoni inutili...il problema è che neanche i critici le amano molto e, ripeto,spesso fanno il confronto con la media molto più alta delle canzoni dello scorso anno, Scanu e Pupo esclusi, ovviamente.

  5. Bravo Lorenzo, finalmente uno che usa buon senso nell'analisi... leggo troppe critiche veramente assurde: chi si lamenta del poco sanremese adesso gli altri anni diceva che le canzoni erano stupide e lo show troppo lungo. Quest'anno che si sta cercando una formula un po' più veloce e meno formale resuscita questa nostalgia di Baudo, francamente assurda

  6. Gianni Morandi è un professionista, in fin dei conti il Festival lo ha confezionato insieme a Mazzi, quindi si può anche chiudere un occhio sulle sue mancanze di conduttore puro. Luca e Paolo non fanno satira, ma sono due comici, sono bravi, hanno fatto la gavetta e sono la vera rivelazione del Festival, ma di certo non sono il Grillo dei tempi del Festival. La Canalis sconta il pregiudizio di essere la fidanzata di Clooney, c'è troppo accanimento contro di lei, se non ride sempre come un ebete o non parla a sproposito e continuamente dei fatti suoi lo trovo segno di professionalità, vuole farsi il suo Festival da conduttrice non da personaggio del gossip, se voleva l'attenzione tutta per lei le bastava far arrivare a Sanremo Clooney, invece se la vuole giocare da sola. Belen è rimasta intrappolata nel ruolo di soubrette di Scherzi a parte che ammicca svestita verso la telecamera, per lei una grande occasione sprecata, la celebra solo chi vuole continuare a vedere una tv piena di donne oggetto e semi-mute.

  7. sulla bontà delle canzoni secondo me c'è poco da dire... L'anno in cui ha vinto Carta forse veramente era la canzone più carina, l'anno scorso a parte Malika c'era il vuoto. Quest'anno a parte Albano, Tatangelo e Barbarossa secondo me sono tutte canzoni molto molto belle...

  8. Scusate mi partito l'invio!:-) Dicevo che praticamente ogni tre minuti si rivolgevano alla giuria demoscopica, che veniva inquadrata, scrosciare di applausi, saluti a casa, coretti da stadio etc etc. E quando non si tirava in ballo la giuria, ringraziamenti a iosa all'orchestra, a castelli, alla regia,ai tecnici etc etc. Tutte cose che in genere si fanno l'ultima serata e che comunque rendono pesante e noiosolo svolgimento della gara.

  9. cristian La satira non può esere misurata nelle parole,deve essere sguaiata,irriverente,anticonformista,innovativa,sorprendente....simile al "ti sputtanerò" della prima puntata più che alle frasi (a cui non sembravano credere neppure gli stessi Luca e Paolo) su Saviano e Santoro..... se poi su Raiuno non si può fare satira ok,facciano Sanremo senza comici!

  10. Leggendo i quotidiani di oggi e di ieri non mi sembra proprio che la maggior parte dei giornalisti ritengano buono il livello delle canzoni, anzi, tutto il contrario, tant'e' che spesso e volentieri si fa il confronto con l'indubbiamente ottimo livello di molte delle canzoni dello scorso anno. Come gia' detto al primo ascolto, secondo me questo è il Festival di Vecchioni, anche se la migliore canzone è quella dei La Crus. La seconda serata conferma tutti i difetti della prima. Noioso irritante ridondante all'eccesso e paraculo il continuo arruffianarsi il pubblico della giuria demoscopica (l'unico che desse segni di vita tra quelli seduti all'Ariston).Praticamente ogni canz