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MICHELE SANTORO E’ FUORI DALLA RAI. MA RESTA L’IPOTESI DELLA COLLABORAZIONE ESTERNA

di Marco Leardi

07/07/2011 - 17:17

MICHELE SANTORO E’ FUORI DALLA RAI. MA RESTA L’IPOTESI DELLA COLLABORAZIONE ESTERNA

Michele Santoro

Ufficialmente Michele Santoro è fuori dalla Rai. Ma attenzione, il portone di Viale Mazzini rimane ancora socchiuso. Con il voto odierno del Collegio dei Sindaci, è stato riconosciuto come valido l’accordo stipulato tra l’emittente pubblica ed il conduttore di Annozero. Il Cda ha confermato dunque l’intesa raggiunta dal giornalista con il DG Lorenza Lei per il suo addio alla tv di Stato con una buonuscita di 2,3 milioni di euro. Il paladino della libera informazione, quindi, non fa più parte della scuderia Rai ma non è esclusa la possibilità che egli possa tornavi collaborare da esterno (come peraltro previsto e consentito dal patto siglato).

La validità e la competenza del contratto sono state poste oggi all’attenzione del Cda. In particolare, l’ordine del giorno prevedeva la votazione della proposta di impegnare il Dg a tenere Santoro in Rai, come richiesto dal consigliere di minoranza De Laurentiis. La richiesta è stata respinta. Hanno votato contro i cinque consiglieri di maggioranza di centrodestra mentre il Presidente Paolo Garimberti si è astenuto.

Si pone ora, più insistente di prima, la questione del futuro professionale di Santoro. Dove lavorerà il conduttore nella prossima stagione televisiva? L’approdo a La7 sembra ormai sfumato, dopo l’interruzione repentina delle trattative con l’emittente e la denuncia, da parte del giornalista, di pressioni e conflitti di interessi che avrebbero ostacolato la contrattazione. C’è poi la possibilità che l’arcangelo Michele costituisca una nuova Telesogno, una tv a sua immagine e somiglianza per diffondere libera informazione in piena autonomia.

Il progetto, ambizioso e più volte annunciato, potrebbe essere realizzato anche su una piattaforma satellitare-web, magari con l’aiuto dell’amico Carlo Freccero che nei giorni scorsi gli aveva teso la mano dichiarandosi pronto a lasciare la Rai per fondare una nuova tv con lo stesso Santoro (maggiori info qui).

La possibilità più clamorosa, tuttavia, resta quella di un eventuale ritorno di Santoro a Viale Mazzini come collaboratore esterno. In molti sembrano crederci ancora, anche perchè l’accordo con il DG Lei non lo esclude. Sarebbe il prosieguo più paradossale di un kolossal che in questi anni ha sempre regalato grandi colpi di scena.

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12 commenti su "MICHELE SANTORO E’ FUORI DALLA RAI. MA RESTA L’IPOTESI DELLA COLLABORAZIONE ESTERNA"

  1. @lele e Marco Leardi Bè, su questo non ci piove: finchè i partiti avranno le mani in pasta sarà sempre un disastro comunque la metti. Però, non è per andare sempre contro di lui, ma un conto è mettere Berlusconi che al momento attuale possiede circa il 40% delle tv nazionali terrestri, controlla direttamente un altro 40% e il resto "che male vuoi che faccia?"; un altro conto ben diverso è mettere, che ne so, un Bersani che di tv non ne possiede (YouDem non la considero) o anche un Casini, che comunque non ha un conflitto d'interesse così immenso come Berlusconi. È ovvio che Berlusconi cerca di tirare l'acqua al suo mulino: Mediaset è sua, se domani il governo cade o il mandato finisce o lui si ritira o quello che vuoi, Mediaset resta comunque sua... la Rai è sua finché lui è su quella poltrona... ergo: se non danneggi il tuo concorrente adesso che puoi, non lo danneggi più. Quando cambierà il governo le polemiche ci saranno sempre e comunque, come forse è anche giusto che sia, ma di certo il conflitto d'interesse non sarà più così esagerato, e non mi riferisco solo al mondo della televisione, perchè si sa che Berlusconi possiede anche supermercati, case di produzione cinematografica, squadre di calcio, banche, assicurazioni, compagnie edilizie... in qualsiasi campo fa qualcosa, per forza di cose lo fa nel suo interesse. E quindi anche in campo televisivo. Mettere al governo uno che non ha interessi televisivi, forse vorrebbe dire che questo inizierebbe a fare un po' di più l'interesse dell'azienda Rai e a farla tornare competitiva: la Rai non deve essere seconda a nessuno, ma se così deve essere, non deve essere a causa di uno che l'ha affossata per favorire una concorrente.