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SERVIZIO PUBBLICO: MICHELE SANTORO FA ‘UN NUOVO GOVERNO’ CON GIANFRANCO FINI E VITTORIO FELTRI
di Marco Leardi
10/11/2011 - 16:51

Dopo un bunga bunga se ne fa un altro. Nei palazzi della politica è tutto pronto per la grande ammucchiata, per un nuovo esecutivo di larghe intese al quale prenderanno parte vincitori e vinti. Così, la volontà degli elettori sarà spogliata alla maniera di Full Monti. Cioè Mario Monti, l’economista che con tutta probabilità verrà nominato Premier dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi. Questa rovente situazione politica terrà banco nel ‘cantiere’ televisivo di Servizio Pubblico, il nuovo programma di Michele Santoro che stasera intitolerà la sua seconda puntata “Un nuovo Governo”. Il paladino della libera informazione racconterà l’Italia dopo la disfatta del Cavaliere e per farlo ospiterà Gianfranco Fini.
Il Presidente della Camera (e leader di Fli) siederà nello studio di Servizio Pubblico e prenderà parte al dibattito sull’attualità politica e sulla profonda crisi economica che il Paese sta attraversando. La discussione si prevede incandescente, per ovvi motivi. Interverranno anche Marco Travaglio, con la sua “balla della settimana”, il vignettista Vauro e l’editorialista de Il Giornale Vittorio Feltri, sempre particolarmente agguerrito nei suoi interventi televisivi. Non mancheranno i reportage di Sandro Ruotolo ed il collegamento con i lavoratori di Porto Marghera e gli operai della Fincantieri di Sestri Ponente. Questi ultimi – lo ricorderete – sono stati protagonisti di una sfiorata rissa in diretta tv, su Rete4: chissà se da Santoro reagiranno allo stesso modo…
La prima puntata di Servizio Pubblico aveva registrato un record di ascolti: la seguirono quasi 3milioni di telespettatori. Tuttavia, il programma era parso a molti una sorta di Annozero al rallentatore, e lo stesso Santoro aveva annunciato progressivi miglioramenti nelle puntate successive. Stasera vedremo se ci sono state modifiche al format o alla scaletta. Come sempre, il programma andrà in onda su una multipiattaforma web-tv. Ecco dove potete seguire Michele Santoro: per l’elenco dettagliato cliccate QUI.
La trasmissione punterà molto anche sull’interazione con il pubblico della rete, con sondaggi su Facebook e Twitter lanciati in tempo reale dallo Studio 3 di Cinecittà. Servizio pubblico tornerà in onda stasera a partire dalle 21.
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luigino dice:
Giuseppe, è semplice. Bisogna "aggredire" la comunità cinese... i cinesi sono ricchi e sono sicuramente grandi evasori.....quindi bisogna assalire il bottino cinese. :-)
Mike dice:
Dunque, moltissimi italiani (di sinistra) credono che il bocconiano Mario Monti sia il Messia: ma non era la Carlucci che ha fatto cadere Berlusconi il Messia?!? E pensare che un anno fa era "Fini il fascista" (insieme a "Casini il clericale") il Messia della sinistra italiana... come mai il PD non vuole andare a votare? Di cosa hanno paura? Che vinca ancora Berlusconi? Mi sembra difficile questa volta: o forse devo pensare che Travaglio ha ragione nella sua teoria generale? Appena chiuse le urne (quindi prima di sapere il risultato) per il ballottaggio Moratti-Pisapia, Travaglio da Mentana su La7 disse che "anche con la eventuale (poi concretizzatasi) vittoria di Pisapia a Milano, Berlusconi può ancora vincere perchè i vertici del PD faranno di tutto per far rivincere il PDL, esattamente come fecero nel 2006 quando Prodi dilapidò i suoi 5 punti di vantaggio nell'ultima settimana prima del voto: Silvio si ricorda di questo e può sorridere pure nel disastro... e gli elettori della sinistra, grazie alla solerte dirigenza nazionale, la prendono, sempre e comunque, in quel posto!" Conosciamo tutti i dirigenti del PD: piuttosto che correre il minimo rischio, preferiscono fare il governo tecnico... semplicemente demeziale: se il PDL fosse furbo, dovrebbe fare violentissima opposizione a Monti (ma solo dopo che si sia insediato con il voto del PD e Terzo Polo) per dimostrare che il suo governo è quello del PD. Se io fossi un dirigente del PDL o del PD, avrei pochi dubbi su cosa fare... nel caso del PDL mi asterrei il giorno dell'insediamento per poi passare all'opposizione dal giorno dopo (Forza Italia e AN fecero una cosa simile con il Governo Dini nel 1995) - nel caso del PD cercherei le elezioni per evitare la trappola che il PDL potrebbe fare...
Giuseppe dice:
L'analisi di Manasse, come quella di tanti altri economisti, è chiara nel dispiegare quello che a Dicembre forse accadrà in Italia, anche in caso di default controllato. Purtroppo non sono altrettanto chiare le proposte del mondo politico per risollevarci da tale eventuale disastro.
luigino dice:
poi cmq la sinistra non la voto anche per colpa di D'alema....da buon cattolico non ho digerito che d'alema avesse favorito il kossovo,così ora abbiamo un paese islamico nel cuore dell'europa. QUalsiasi cristiano un minimo avveduto,quindi, non potrà votare la sinistra anche per questo.
luigino dice:
ed è per questo perché non voglio votare la sinistra.... perché la sinistra per risanare le finanze dello state farà un'impennata di tasse. E quindi io la Rosy non la voto :-)
Pippo76 dice:
luigino ma paghi almeno le tasse? No perchè tornerà anche l'ICI e saranno iù pesanti :-P
luigino dice:
pippo76,in casa mia non abbiamo pensioni,non siamo dipendenti statali, non andiamo più a scuola,non abbiamo grosse somme in banca (siamo la famiglia media che consuma tutto entro la fine del mese :D) e non abbiamo investimenti in banca. Quindi per favore non deprimermi, grazie :-)
Mike dice:
Ricordo a tutti che se un titolo (es. Mediaset oppure un BTP) sale o scende nella sua quotazione di mercato, questo non vuol dire che ci sono guadagni o perdite: infatti solo in caso di vendita si avrebbe la manifestazione (guadagno o perdita) delle oscillazioni di mercato! Ma, ovviamente, i compagni del PD-CGIL (come Pippo76) evitano di dirlo al popolo bue che ora osanna Monti e insulta (con dei toni insopportabili da "maestrina isterica") lo staff di DM per aver detto la verità, ovvero che il governo tecnico "è una cagata pazzesca" (citazione famosa): infatti vi ricordo che il sedicente governo tecnico, presieduto da un neo-senatore a vita (super pagato: come se già non ne avessimo abbastanza...), ha una pseudo-maggioranza di sinistra-centro (PD, UDC, API e i traditori del PDL che stanno nel FLI e in altri gruppi o nel Misto) e, addirittura, pare che l'ex-Psi Frattini (l'uomo che prima bacia la mano a Gheddafi per poi ucciderlo) rimarrà agli Esteri... con il voto favorevole del PD! Ecco spiegate tutte le stupidate da lui commesse negli ultimi 12 mesi...
Pippo76 dice:
Scusa la lunghezza, ma è solo per luigino e per fargli capire il senso dei numeretti e cosa succede se lo spread arriva a 600 e passa. Paghiamo tutti le conseguenze di tasca nostra... e in maniera salata. Qui non si tratta di pregiudizi ma di giudizi. Chiudo qui con un sorriso :-D
Pippo76 dice:
Luigino, ma scherzi o parli sul serio? Che te ne frega se la borsa crolla e lo Stato non può più pagare? ( lo spred oltre certi limiti porta al default) Vediamo se ti è chiaro il quadro.. --------------- Che faccia ha l'apocalisse per la casalinga di Voghera? Per quanto insolita, la domanda ha il suo senso. In questi giorni è tutto un rimbalzare da giornali e televisioni di espressioni del tipo "rischio-Grecia", "Stati sull'orlo del default" e altre formule tanto inquietanti quanto misteriose per l'uomo della strada. In fondo la vera preoccupazione dei cittadini non sono le questioni macroeconomiche ma piuttosto le ricadute sulle loro tasche. In altre parole la vera domanda è: quali sono gli effetti per le persone se uno stato fallisce? Lo spiega bene il professor Paolo Manasse, docente di Macroeconomia all'Università di Bologna, intervistato. Ecco in sintesi le principali conseguenze dell'ipotesi estrema - ma realistica di questi tempi - del fallimento di uno Stato. Un paese a gambe all'aria Anche un paese può fallire, come un'impresa. Questo succede quando lo Stato non è più in grado di far fronte ai suoi debiti (e ai relativi interessi) e a sostenere la spesa pubblica (pensioni, sanità , scuola, stipendi dei dipendenti pubblici ecc.). Il “default” di uno Stato (termine tecnico con cui si indica il fallimento) però non è mai totale, ma ha diversi livelli di gravità. In altre parole lo Stato cerca sempre di “ristrutturare” il suo debito, cioè di raggiungere un accordo per cui, invece di restituire la cifra pattuita, ne rende una inferiore o spalmata su più anni. Come una qualunque famiglia in difficoltà economica, se lo Stato non ha più soldi può fare sostanzialmente due cose: aumentare le entrate, cioè le tasse, o tagliare le spese. Probabilmente - come succede in Grecia - le farà entrambe. Sul versante delle entrate può aumentare ad esempio le imposte indirette, come sta facendo la Grecia con l'Iva. Col rischio però di deprimere ancora di più i consumi e innescare un circolo vizioso (aumenta l'aliquota ma diminuisce il gettito). La scure sui costi Più direttamente lo Stato può ridurre le sue spese. Le voci di costo che in genere (e sicuramente in Italia) pesano di più sui conti pubblici sono tre: • le pensioni, • la sanità, • le retribuzioni dei dipendenti pubblici. I primi a cadere sotto la scure saranno gli organici e i salari della Pubblica amministrazione (in Grecia verranno tagliati del 20%), con pesanti conseguenze sui servizi erogati. La stessa sorte toccherà a sanità e pensioni, che già ora in Italia pesano quanto un quarto del Pil. Bot spazzatura La bancarotta ricadrà su tutti coloro che hanno investito in titoli di Stato (Bot, Cct ecc.). Il Tesoro non potrà più pagare gli interessi (la cedola periodica) e al momento della scadenza del titolo non si potrà più tornare in possesso dell'investimento iniziale. Qui interviene la ristrutturazione del debito. Lo Stato propone un differimento della restituzione: una parte oggi, una parte domani. Chiaramente un evento del genere porta al crollo del valore del titolo, con possibilità pressoché nulle di rivenderlo. L'assalto alle banche L'insolvenza dello Stato si estende quasi automaticamente alle banche. Se i titoli di Stato diventano carta straccia, sono loro le prime a risentirne perché, non ricevendo più gli interessi sul portafoglio, si trovano inevitabilmente a corto di liquidità e rischiano di fallire a loro volta. Tutto questo innesca un rischiosissimo effetto-domino perché in economia l'elemento psicologico ha un peso enorme: se si diffonde la voce di insolvenza delle banche, tutti i loro clienti correranno agli sportelli a ritirare i depositi prima che sia troppo tardi. Parte l’assalto agli sportelli e non c’è istituto che possa resistere al prelievo contemporaneo di buona parte dei suoi clienti. In una situazione di questo genere saltano anche i sistemi di sicurezza esistenti, come il Fondo di garanzia sui conti correnti, operante in Italia come in tutti i paesi europei. Il Fondo copre l'insolvenza delle banche fino a un ammontare di 103 mila euro per conto corrente e il suo funzionamento dipende da un accordo interbancario. Ma può funzionare in caso di default di una sola banca, non dell'intero sistema creditizio. Tutto questo solo per considerare i costi economici e non le enormi conseguenze sociali e sul piano dell'ordine pubblico. Lo scenario si sta tragicamente avverando a poche centinaia di chilometri da noi. Basterà l'intervento della comunità economica internazionale per contenere la "marea nera" ed evitare che arrivi sull'altra sponda del Mediterraneo?