Con una denuncia squarciò il velo dell’omertà mafiosa e sfidò il racket. Con una denuncia firmò la sua condanna a morte. Sono trascorsi vent’anni dall’assassinio di Libero Grassi, l’imprenditore palermitano che pagò con la vita il coraggio di aver affrontato gli estorsori che gli chiedevano il pizzo. In una lettera pubblicata in prima pagina sul Giornale di Sicilia del 10 gennaio 1991, si rivolse direttamente ai picciotti, cosicché da quel momento nessuno potesse fingere di non sapere. Pochi mesi dopo un killer di Cosa Nostra lo uccise sparandogli alle spalle. Il sacrificio di Grassi, tanto esemplare quanto tragico, verrà ricordato lunedì prossimo -29 agosto- su Rai 2 con un film-documentario dal titolo “Libero nel nome”.
Uno speciale, quello proposto dalla seconda rete, che ci piace segnalare come ricordo dovuto ad una persona che si è davvero spesa per un ideale di legalità autentico, innescando – a distanza di anni – una rivoluzione culturale capace di coinvolgere oltre diecimila cittadini palermitani convinti che “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. E’ questa la preziosa eredità morale lasciata da Libero Grassi alla sua Sicilia, una testimonianza di coraggio e libertà della quale la moglie e i figli dell’imprenditore parleranno nel documentario curato da Pietro Durante.
Libero nel nome mostrerà i frutti del sacrificio di Grassi, puntando i riflettori sulla nuova dignità popolare che oggi scaturisce dalle iniziative dei giovani di Addiopizzo e da quegli imprenditori che decidono di ribellarsi al racket della mafia. Raccontare l’esempio di Libero Grassi in tv significa anche dare un segnale che forse qualcosa sta cambiando davvero. Nel passato, infatti, il piccolo schermo ha riservato a quest’uomo meno attenzione di quanto meritasse. Nel 1991, solo Maurizio Costanzo e Michele Santoro portarono in diretta la storia del coraggioso imprenditore ‘antimafia’. Ne uscì una di quelle pagine di televisione che si faticano a dimenticare.
Il 4 aprile del 1991, un già agguerrito Michele Santoro ospitò Libero Grassi su Rai3, nel suo programma Samarcanda. Durante l’intensa intervista, l’imprenditore palermitano dichiarò: “Se ho fatto questa azione (di denuncia, ndDM) è perché credo soprattutto nei mass media…” e anche “non sono pazzo, non mi piace pagare. Io non divido le mie scelte con i mafiosi“. Di lì a pochi mesi, Cosa Nostra avrebbe ucciso Grassi. In suo onore, Michele Santoro e Maurizio Costanzo organizzarono una staffetta televisiva Rai-Fininvest. Nel corso della serata Costanzo bruciò una maglietta con la scritta “Mafia made in Italy“ ed un giovane Salvatore Cuffaro (futuro Presidente della Regione Sicilia) si scagliò contro i conduttori parlando di “giornalismo mafioso”.
Di seguito, vi proponiamo alcuni spezzoni degli episodi citati. Frammenti che parlano dell’Italia e, in particolare, del coraggio di Libero Grassi. Per continare ad approfondire l’esemplare testimonianza dell’imprenditore siciliano, l’appuntamento è per lunedì 29 agosto alle 23:40 su Rai2 con Libero nel nome.
Qui, invece, troverete il momento della maglietta bruciata al Costanzo Show.
E’ uno spezzone inserito all’interno dello speciale In Onda dedicato a Costanzo.
1. Giuseppe ha scritto:
26 agosto 2011 alle 18:36