Pizzo



18
luglio

GOMORRA: PIZZO PER LE RIPRESE NELLA VILLA DEL BOSS? TRE ARRESTI

Gomorra (foto di Emanuela Scarpa)

Sulle riprese di Gomorra ci sarebbero state le mani della malavita. Quella vera. E’ quanto emerge da un’indagine dei carabinieri di Torre Annunziata, che ha svelato quanto sarebbe accaduto durante la registrazione della serie tv trasmessa nei mesi scorsi da Sky. Secondo gli inquirenti, la società di produzione Cattleya pagava il pizzo per fare le riprese nella villa del boss Francesco Gallo, che nello sceneggiato era quella del clan Savastano. Il Gip di Napoli ha così ha spiccato un mandato d’arresto nei confronti dello stesso capomafia (già in carcere) e dei suoi genitori, Raffaele Gallo e Annunziata De Simone, per estorsione aggravata alla società di produzione.

Gomorra: il clan chiedeva il pizzo a Cattleya?

Stando a quanto si apprende, Cattleya aveva preso in affitto la villa nel marzo del 2013 per 30mila euro, da versare in cinque rate da 6mila euro. Dppo il versamento della prima, avvenuto a marzo 2013, il 4 aprile Francesco Gallo fu arrestato per associazione camorristica e la sua abitazione fu sequestrata. I militari dell’Arma, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno dimostrato che i genitori del boss continuarono a mantenere rapporti con alcune persone della produzione, ottenendo che venisse pagata una seconda rata direttamente a loro e non al custode giudiziario nominato.

Gomorra: indagati manager di Cattleya

Nell’ambito dell’inchiesta sono stati indagati anche il location manager della società di produzione, Gennaro Aquino, e gli organizzatori generali Gianluca Arcopinto e Matteo De Laurentiis. Per loro si ipotizza il reato di favoreggiamento nei confronti del boss Francesco Gallo, aggravato dall’avere agito per agevolare un clan camorristico. In una nota, tuttavia, Cattleya ribadisce la sua posizione di assoluta estraneità ai fatti riportati e afferma che il prezzo di 30mila euro “è stato pagato per la locazione della villa per un periodo di sei mesi ed è stato erogato senza subire né alcuna ulteriore richiesta rispetto alle obbligazioni contrattuali né alcuna pressione“.

Gomorra, inchiesta: la nota di Sky

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26
agosto

LIBERO NEL NOME: RAI2 RICORDA L’IMPRENDITORE CHE SFIDO’ LA MAFIA IN TV

Libero (Grassi) nel nome

Con una denuncia squarciò il velo dell’omertà mafiosa e sfidò il racket. Con una denuncia firmò la sua condanna a morte. Sono trascorsi vent’anni dall’assassinio di Libero Grassi, l’imprenditore palermitano che pagò con la vita il coraggio di aver affrontato gli estorsori che gli chiedevano il pizzo. In una lettera pubblicata in prima pagina sul Giornale di Sicilia del 10 gennaio 1991, si rivolse direttamente ai picciotti, cosicché da quel momento nessuno potesse fingere di non sapere. Pochi mesi dopo un killer di Cosa Nostra lo uccise sparandogli alle spalle. Il sacrificio di Grassi, tanto esemplare quanto tragico, verrà ricordato lunedì prossimo -29 agosto- su Rai 2 con un film-documentario dal titolo “Libero nel nome”.

Uno speciale, quello proposto dalla seconda rete, che ci piace segnalare come ricordo dovuto ad una persona che si è davvero spesa per un ideale di legalità autentico, innescando – a distanza di anni – una rivoluzione culturale capace di coinvolgere oltre diecimila cittadini palermitani convinti che “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. E’ questa la preziosa eredità morale lasciata da Libero Grassi alla sua Sicilia, una testimonianza di coraggio e libertà della quale la moglie e i figli dell’imprenditore parleranno nel documentario curato da Pietro Durante.

Libero nel nome mostrerà i frutti del sacrificio di Grassi, puntando i riflettori sulla nuova dignità popolare che oggi scaturisce dalle iniziative dei giovani di Addiopizzo e da quegli imprenditori che decidono di ribellarsi al racket della mafia. Raccontare l’esempio di Libero Grassi in tv significa anche dare un segnale che forse qualcosa sta cambiando davvero. Nel passato, infatti, il piccolo schermo ha riservato a quest’uomo meno attenzione di quanto meritasse. Nel 1991, solo Maurizio Costanzo e Michele Santoro portarono in diretta la storia del coraggioso imprenditore ‘antimafia’. Ne uscì una di quelle pagine di televisione che si faticano a dimenticare.