Rimbalza da giorni ingrandendosi a macchia d’olio sul web la candidatura di Maicol Berti a tronista di Uomini e donne. Ipotesi francamente improbabile quella del trono gay, una congettura da ombrellone un po’ montata a neve, come se ci fosse mai stata un’apertura in tal senso da parte della padrona di casa, ben conscia della delicatezza di questa scelta negli equilibri identitari del suo marchio così legato all’idea di rito domestico e di effetto familiarità della sua televisione.
Detta fuori dai denti, perché ogni tanto è giusto evitare di glissare, lo zoccolo duro dell’audience defilippiana, che annovera comunque anche molti omosessuali, è profondamente conservatore, e la Castigatrice lo sa bene avendolo imparato a sue spese già nelle prime esperienze televisive del primo Amici. Nella ricetta di televisione di Maria De Filippi si trovano a più non posso germi di contrapposizioni evidenti (tronisti molto diversi, squadre, opinionisti sempre in disaccordo) utili a scatenare schieramenti ma la sfera argomentativa rimane sempre lontana dai grandi ‘divaricatori’ dell’opinione pubblica quali omosessualità e razzismo, e in qualche modo anche da ogni più delicato sbilanciamento politico.
Vi siete mai chiesti perché a C’è posta per te non vedete mai storie di figli gay rifiutati dalle famiglie o relazioni d’amore impedite perché magari una giovane italiana si è innamorata di un ragazzo di colore o del vicino di casa arabo? La risposta potrebbe arrivare direttamente da un’ intervista che la stessa De Filippi rilasciava, in riferimento a un episodio tragico dibattuto nel suo Amici versione talk, nel lontano 24 settembre 1993 alla giornalista di Repubblica Silvia Fumarola:
‘E’ una delle puntate più difficili che mi è capitata, ero partita pensando di raccontare la storia di un ragazzo, forse uguale a quella di tanti altri, che poi è finita tragicamente. Avrei voluto far parlare i compagni di classe e suo padre, in un secondo tempo. Ma quando abbiamo toccato il tasto dell’ omosessualità è scoppiato l’inferno. Ha preso la parola un ragazzo che ha detto che gli omosessuali erano diversi e che gli davano imbarazzo, o meglio paura per la diversità.’
Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, ma i contorni del tema restano sempre più o meno tali. Tralasciando quello che potrebbe essere il segno delle reazioni quali il Moige che già bastona a dovere la trasmissione, la questione è più in generale di sociologia dei media. Come avverte acutamente il sociologo Pierre Bordieu in un saggio dedicato al mondo della televisione ‘più un testo vuole raggiungere un pubblico vasto più deve lasciar cadere ogni asperità, tutto ciò che può dividere, escludere, più deve sforzarsi di non urtare nessuno, di non sollevare mai problemi, o di sollevare problemi senza storia’.
Come reagirebbe quel medesimo pubblico che va in visibilio per le scorrazzate delle dame e dei cavalieri ad assistere ad un bacio saffico? Dopo il primo minuto di curiosità cosa avverrebbe? Nella risposta sta tutto l’enigma del caso: qual è la vera opinione degli italiani sugli omosessuali, al di là dei pregiudizi beceri o, all’opposto, dalle aperture solo di facciata?
Il rapporto saldo, nonostante ogni tanto qualche impennata bizzarra verso lidi più alternativi, che Maria De Filippi ha con la parte profonda del Paese, quella che più o meno corrisponde all’idea di cultura di massa, la costringe a confezionare una sorta di verismo postmoderno nella cui rappresentazione siano ben riflessi i valori e gli equilibri dello status quo coevo, senza oscillazioni che possano ’sconvolgere’ l’immagine rassicurante del mondo diffusa per dare ordine e tranquillità alle dinamiche di relazione consolidate.
Saremmo ben lieti di essere smentiti presto con una presa di posizione rivoluzionaria, con una rottura stilistica audace e forte. Per ora facciamo i conti solo con un sistema legislativo che ha tentato vanamente di introdurre aggravanti per i reati a sfondo omofobico, con lungometraggi censurati per scene di amore o passione omosessuale, con dichiarazioni ufficiali fortemente orientate a non estendere alcuni diritti civili ai gay, trinceramenti vaghi sull’idea che ancora gli italiani non siano abbastanza maturi per un tale cambiamento.
1. mats ha scritto:
5 agosto 2011 alle 03:53