“Chi è il vero artefice del destino della Rai?“. Michele Santoro parla urbi et orbi. Nell’ultima puntata del suo Annozero ruggisce e graffia come tutti si aspettavano. Si rivolge al Presidente della tv pubblica Paolo Garimberti, all’Agcom, al DG Lorenza Lei, al Presidente della Repubblica. Chi lo ferma più? Il giornalista mostra ai milioni di ascoltatori sintonizzati di reggere il coltello dalla parte del manico e di saperlo brandire molto bene per difendere se stesso e la sua professionalità. Con un graffiante monologo d’apertura si toglie macigni dalle scarpe e regola conti rimasti come in sospeso. Siamo in Rai: anche stasera succede ‘di tutto e di più’.
All’inizio della puntata, attesissima dopo il divorzio consensuale tra il conduttore e la Rai, Santoro si è rivolto al Presidente Garimberti provocandolo sul terreno dell’orgoglio di appartenere alla tv di Stato. Cita esempi e storie di operatori, autisti, tecnici di studio conosciuti durante la sua carriera; persone che consideravano un vanto il loro lavoro nell’emittente pubblica. Poi, a bruciapelo, incalza: “anche io sono della Rai. Ma il cda della Rai è della Rai?“. Ritorna così a parlare di sè, delle sue umili origini, e accusa: “quando si attaccano quelli come me che sono arrivati dove sono arrivati essendo figli di un impiegato delle ferrovie non si fa altro che togliere il sogno a quelli come mio padre“.
Il comizio è appena iniziato, e a stretto giro arriva la bordata sulle vicende legali e sui reitegri imposti dal tribunale, grazie ai quali è rimasto in onda. “Io non voglio più essere in onda perché decidono i giudici. Se avessi vinto in Cassazione sarebbe stata una sconfitta, perché sarei rimasto in onda perché graziato dalle toghe rosse” spiega. Denuncia “minacce, pressioni, coordinate con l’Agcom” e utilizza la diretta tv per rivolgersi nientemeno che al Capo dello Stato: “Presidente Napolitano, ci rendiamo conto che l’arbitro della comunicazione è espresso dai partiti? Siamo l’unico Paese al mondo in cui succede (…) Si può resistere all’Agcom, ma il problema è che non si può sempre resistere” si infervora.
Il conduttore è ormai un fiume in piena, impetuoso contro tutto e tutti. Ce l’ha anche con l’ex DG Rai Mauro Masi, che “non solo non sapeva fare un bicchiere, ma non era artefice di niente“, e con quello attuale Lorenza Lei, “che vorrebbe essere artefice di tutto. Ma ha un problema: deve prendere le distanze dal conflitto di interesse“. E dopo aver tirato cazzotti a destra e manca, il giornalista torna a rivolgersi al Presidente Rai Garimberti, stavolta sul suo discusso futuro professionale. Un po’ come accadde nella storica telefonata in diretta con Masi, Santoro sfodera la sua indiscussa capacità dialettica e mette alle strette l’interlocutore.
“Ho fatto un accordo che metteva fine alla vicenda giudiziaria, ma nell’accordo c’è scritto che Santoro può continuare a collaborare con la Rai. Attenzione, Presidente Garimberti, anche da domani. Attenzione colleghi della Rai anche da domani“ premette e poi ricara la dose. ”Mi piacerebbe che lei facesse questa discussione in Consiglio d’Amministrazione e vorrei capire se questa trasmissione la volete oppure no (…). Adesso che siete liberi, che i giudici non ci sono più dietro la porta: la volete o non la volete questa trasmissione?”
“Io non ho ancora firmato con nessun editore e posso collaborare e riprendere con questo programma anche a costo di un euro a puntata“. Con questa clamorosa provocazione il giornalista chiude la sua arringa in diretta Rai e, ancora una volta getta la palla nelle mani dei dirigenti di Viale Mazzini. Dopo essere stati sbeffeggiati pubblicamente, come non sarebbe accaduto in nessun altra emittente pubblica del mondo, saranno loro a decidere del futuro del conduttore.
Un euro. Basterà un euro a trattenere Santoro in Rai. Andriano Celentano la chiamava Svalutation.
1. shameboy ha scritto:
9 giugno 2011 alle 23:02