“O la Rai cambia o non firmo il contratto di servizio” Berlusconi spara il siluro, lancia l’aut aut che tanto fa discutere, e il primo ad incassare il colpo è Mauro Masi. Le parole pronunciate ieri dal premier, in perfetta sincronia con l’inizio del Cda di Viale Mazzini, pare abbiano fatto fischiare le orecchie al Direttore Generale. Infatti, secondo alcuni, lo sfogo di Silvio sarebbe da leggersi come come un avvertimento al dirigente, un messaggio in codice che lo esorta a prendere il mano la situazione. O, addirittura, un avviso di sfratto.
Si tratta di semplici interpretazioni, certo è che in questi ultimi tempi l’azienda pubblica è stata protagonista di scossoni, dibattiti interni e colpi di scena che si sarebbero evitati volentieri, almeno per quieto vivere. In tutto questo Masi avrebbe perso il controllo della situazione, spazientendo non poco il premier. Il caso-Santoro, il reintegro di Ruffini, lo show di Fazio e Saviano pronto a partire tra qualche polemica: sembrerà una visione semplicistica, ma il destino degli organigrammi della tv pubblica si deciderà anche a partire dall’esito di questa serie di eventi.
Il primo grattacapo di Masi si chiama Michele Santoro. Da qualche mese il conduttore di Annozero ha trascinato la Rai nella bufera, denunciando un clima ostile al suo lavoro, tra diffide e ostacoli vari. Settimane fa il Dg sembrava convinto di poter mettere fuori gioco il giornalista grazie ad un accordo firmato dal Cda e raggiunto tramite la mediazione dell’agente Lucio Presta. Peccato che su quell’intesa mancasse la firma definitiva, un piccolo dettaglio che ha permesso alla vipera Michele di spiazzare tutti, ribaltando la situazione nel giro di pochi giorni. Così, alla conferenza di fine Annozero dell’altro ieri, Santoro non ha ufficializzato l’accordo -come alcuni si aspettavano- ma anzi ha rimesso tutto nelle mani dei dirigenti Rai.
C’è poi il caso Ruffini, che dovrà ritornare alla guida di Raitre “con riserva”. A riguardo, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Riformista, un membro del board Rai in quota centrodestra avrebbe spiegato ad un Berlusconi stizzito: “se il dg avesse mantenuto i patti, come gli aveva suggerito anche Garimberti, a quest’ora Ruffini sarebbe già alla direzione dei canali digitali. Masi ha spacchettato in mille pezzi il dossier Rai Digit, dando di fatto a Ruffini l’arma per presentarsi davanti al giudice. Ed eccoci qua”. A questo si aggiungono le dichiarazioni rilasciate a Repubblica da Di Bella, ormai ex direttore di Rai3: “non sono disponibile ad aspettare la sentenza d’appello, non ci sto a fare il capro espiatorio. Ho appena spedito una lettera al dg Masi: non è ancora una diffida”. Da ricordare, però, che lo stesso Di Bella durante la conferenza stampa di “Quelli di Caterpillar” era apparso quasi lieto di cedere la sua poltrona a Ruffini qualora la Rai avesse deciso in tal senso (volontariamente o forzatamente).
Anche Fabio Fazio, notoriamente molto pacato, oggi contribuisce a gettare benzina sul fuoco in un’intervista al Corriere in cui, un po’ sulla scia di Santoro, lamenta “ostacoli e controlli” che indeboliscono il suo lavoro. Su Saviano sostiene che il clima sia cambiato dopo l’attacco del premier a chi parla troppo della mafia, pubblicizzandola. E infine, sul suo programma con il giornalista autore di Gomorra dichiara:” Non lo vogliono? Lo dicano”.
Quando e come finiranno le bufere in Rai? Se lo chiedono in molti, ma forse il primo a porsi l’interrogativo è proprio Mauro Masi. I continui scossoni, come si diceva, avrebbero contribuito a rendere la sua posizione piuttosto vulnerabile. Ancor di più dopo le parole di Berlusconi, pronto a negare il contratto di servizio nel caso non si cambi. E’ incauto chiederci se vedremo rotolare teste in Viale Mazzini, è invece più facile percepire come da quelle parti, e col passare delle ore, l’aria si faccia sempre più pesante.
1. lele ha scritto:
9 giugno 2010 alle 17:44