“Qual è il valore aggiunto di una produzione che finisce all’una di notte se non avere un punto di share e dire il giorno dopo che abbiamo battuto la concorrenza? Che vantaggio porta?”. Sono queste le parole con le quali l’AD Rai Fabrizio Salini ha annunciato, in un meeting interno con i dirigenti d’azienda, l’intenzione di ridurre la durata del prime time per rinvigorire la seconda serata, facendola partire ad un orario ‘decente’, e comprimere i costi.
Ad una domanda, in questo caso doppia, non si risponde mai con un’altra domanda, ma è doverosa: “Salini, è sicuro di ciò che dice?“, verrebbe da chiedergli. Già, perché in Rai – a differenza della concorrenza – è difficile trovare programmi che arrivino all’una di notte. Guardando a Rai 1, in particolare, soltanto il Festival di Sanremo e Ballando con le Stelle sono soliti tirare fino a tardi, a dispetto di tutti gli altri; Conti e Clerici, ad esempio, da anni sono fedeli all’orario di chiusura intorno alla mezzanotte, mentre le fiction – pezzo forte della rete – terminano tutte prima. Discorso analogo per Rai 2 e Rai 3.
Entrando più nel merito della rivoluzione auspicata da Salini, il dubbio di un clamoroso autogol risiede non tanto nel voler anticipare la chiusura dei programmi in onda in prima serata, quanto nel volerli far iniziare prima. E anche qui non si capisce dove si voglia andare a parare. Finché si parla di Canale 5, con serate che iniziano talvolta addirittura alle 21.50, è un conto, ma per la Rai non ha alcun senso, soprattutto se non parliamo di pochi minuti ma di misure radicali. Alle 21.20 Rai 2 e Rai 3 sono regolarmente in onda con le proposte di prime time, così come Rai 1 che al massimo ‘cede’ di dieci minuti. Per giunta, quale sarebbe il vantaggio di accorciare l’access della prima rete pubblica che ogni sera con I Soliti Ignoti batte ripetutamente, anche con le repliche, la concorrenza di Striscia la Notizia?
L’AD Rai ne fa anche e soprattutto una questione di costi, ma accorciando la durata del prime time non vai affatto a ridurre le spese, anzi sei costretto a ’sborsare’ di più perché vuoi riconsegnare più spazio ed importanza alla programmazione della seconda serata. Per non parlare, poi, dei blocchi pubblicitari, che andrebbero inevitabilmente persi perché a quel punto sarà difficile venderli all’interno, ça va sans dire, di Tv7, Patriae o Tg3 Linea Notte.
Se ne riparlerà il 17 giugno, data fissata per un infuocato CdA Rai. Nella proposta dell’AD, anche la riduzione dei compensi degli artisti – negli anni più volte sbandierata ma mai concretamente messa in atto – e la richiesta della Vigilanza di limitare il potere di agenti e società esterne.
1. Federico ha scritto:
15 giugno 2020 alle 20:09