In inglese lo definiremmo unfit, inadatto. Un modo elegante per dire che Michele Santoro è incompatibile con la Rai. Ora che il paladino della libera informazione ha divorziato dalla tv pubblica ci possiamo anche ragionare sopra. E mentre molti si indignano, definendo autolesionista la mossa di Viale Mazzini, ci viene da commentare che l’azzeramento di Annozero non stupisce affatto. Dopotutto, per chi segue da mesi l’estenuante tira e molla tra la tv di Stato e il giornalista, l’epilogo consumatosi ieri tra i due contendenti risulta la naturale conseguenza di un rapporto che è sempre stato anomalo.
Una convivenza travagliata come quella tra Santoro e la Rai non si era mai vista nemmeno in una di quelle telenovelas argentine. Men che meno in una tv pubblica. Sceneggiate in prima serata, reciproche stoccate al vetriolo, pause di riflessione e scazzottate a giorni alterni… tra l’indomabile giornalista e la Direzione Generale della RAI è stato un litigio continuo, tanto appassionate quanto indecoroso in alcune sue circostanze. Ricordiamo tutti le anteprime di Annozero trasformate dall’astuto Michele in comizi pro domo sua, oppure interi Cda bloccati per decidere le sorti del programma sotto la direzione di Mauro Masi. D’un tratto il vero show era diventato il braccio di ferro tra il conduttore e l’azienda; un teatrino spostatosi presto dal dietro le quinte alle prime pagine di quotidiani e tg.
E il primo a stufarsi dell’andazzo pare sia stato lo stesso Santoro, che da settimane si teneva ’segretamente’ in contatto con i vertici di La7 in vista di un possibile trasloco (maggiori info qui). Da una parte il giornalista faceva il martire e accusava la Rai di volerlo far fuori, dall’altra lui stesso preparava le valigie in vista di un imminente addio. Le due facce di Santoro, il quale ora rivendica i suoi successi professionali pubblicando sul sito di Annozero una tabella riassuntiva degli ascolti (potete trovarla dopo il salto) registrati dalle quindici edizioni dei suoi programmi. Come a dire: se me ne vado, ecco cosa si perde la Rai.
Messa così, e a vedere i dati dello share, sembra proprio che Viale Mazzini si lasci scappare un galletto dalle uova d’oro. In realtà, come dicevamo, la permanenza di Santoro in Rai è certamente fatta di successi ma anche di situazioni e atteggiamenti che nessun’altra azienda avrebbe potuto tollerare così a lungo. Il divorzio consensuale tra il giornalista e la tv pubblica, inoltre, è solo l’ultimo di una serie di tentativi di recidere un rapporto che è sempre stato altamente conflittuale.
Proprio l’estate scorsa, il conduttore sembrava pronto a chiudere Annozero in comune accordo con la Rai (a mediare le trattative c’era l’attuale DG Lorenza Lei) ma poi non se ne fece nulla. Quest’anno la situazione si è ripetuta in maniera analoga, e sarebbe sbagliato pensare che lo strappo definitivo sia stato voluto o addirittura imposto unicamente da Viale Mazzini. Santoro, infatti, stava valutando di andarsene già da mesi. Alla faccia di censori e presunti imbavagliatori della libera informazione.
In questa ottica, i dati d’ascolto scodellati ora dal teletribuno significano poco o niente. Certo dimostrano, per chi ancora nutrisse dubbi a riguardo, che ci troviamo di fronte ad un grande professionista ma non raccontano affatto di quel rapporto di reciproca incompatibilità instauratosi negli anni tra un indomabile giornalista e un’azienda ferma sulle sue posizioni e incalzata dalla politica. Insomma, non dicono proprio nulla del burrascoso Michele , l’unfit.
Di seguito la tabella riassuntiva degli ascolti delle trasmissioni di Michele Santoro in Rai:
1. Gene ha scritto:
7 giugno 2011 alle 20:15