20
aprile

Si sgonfia il fenomeno Netflix: calano gli abbonati. Basta condivisioni password e arriva la pubblicità per arginare il crollo?

Netflix

I nodi, metaforicamente parlando, sono venuti al pettine. E così, dopo una lunga fase di progressiva espansione, per Netflix è arrivata la battuta d’arresto. Nel primo trimestre del 2022, la multinazionale dello streaming ha perso 200.000 abbonati, registrando così il primo vero drastico calo di utenti dal 2011. E le proiezioni non sono troppo rosee: secondo alcune stime, l’azienda di Los Gatos prevederebbe infatti un calo di altri due milioni di abbonati nel secondo trimestre dell’anno. Numeri che si accompagnano a una generale fase di transizione nella quale, a fronte di una competizione sempre più aperta tra piattaforme, Netflix sta riprogrammando alcune sue strategie (e anche l’Italia dà dei grattacapi).

La multinazionale ha registrato un utile netto di 1,597 miliardi di dollari (1,480 miliardi di euro) nei primi tre mesi del 2022, che rappresenta un calo del 6,4% rispetto al risultato registrato un anno prima. Le notizie del significativo calo hanno avuto contraccolpi anche in Borsa: nella giornata di ieri, 19 aprile, le azioni di Netflix  sono crollate di oltre il 25% nell’after-hour. Per quanto riguarda gli altri risultati finanziari, le entrate della società sono aumentate di quasi il 10% a 7,87 miliardi di dollari, ma sono state inferiori alle aspettative degli analisti di 7,93 miliardi di dollari.

La piattaforma, da parte sua, ha riconosciuto che la crescita delle entrate “ha rallentato considerevolmente“, indicando le difficoltà di crescita nella penetrazione relativamente alta delle famiglie, che comporta anche un aumento degli account condivisi tra più persone. Va inoltre aggiunto l’impatto recentemente portato dal “congelamento” di oltre 500mila account in Russia, dove la piattaforma ha sospeso le operazioni in seguito all’invasione dell’Ucraina. Ma di certo i problemi non si possono ridurre alle circostanze di stretta attualità.

Non a caso, da tempo Netflix sta valutando un generale ripensamento delle proprie politiche su scala globale, incalzata da una concorrenza sempre più variegata e competitiva. La questione della condivisione delle password di accesso è da tempo allo studio della multinazionale, che in alcuni paesi come Costa Rica, Cile e Perù ha avviato a livello sperimentale delle strategie per frenare il fenomeno. Così, quando viene rilevata la condivisione di un account tra più utenti, l’azienda chiede al titolare dell’abbonamento una somma aggiuntiva.

Negli anni, poi, la piattaforma ha pagato la cattiva pubblicità procuratasi sul fronte dei costi di accesso, in progressivo aumento. Anche nel nostro Paese. E così, tradendo un proprio storico e irremovibile imperativo, ora la società sta valutando di proporre formule di abbonamento più economiche legate all’introduzione della pubblicità. “I fan di Netflix sanno di quanto io sia sempre stato contrario alla complessità della pubblicità in favore della semplicità dell’abbonamento“, ha ammesso l’Ad della multinazionale, Reed Hastings, dicendosi però “ancora più a favore della scelta del consumatore“.

Permettere di avere ciò che vogliono ai consumatori che vogliono pagare meno e possono tollerare la pubblicità mi sembra molto sensato“, ha dichiarato il top manager, aprendo la porta a uno storico cambiamento che oggi – alla luce dei numeri – sembra sempre più giustificato.

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