18
settembre

Milo Infante a DM: «Generazione Giovani costa zero all’azienda. Ore14 si sovrapporrà alla Bortone? Siamo la Rai, non faremo stupidate»

Milo Infante

A volte ritornano (là dove li avremmo voluti vedere). Ritrovare Milo Infante nel primo pomeriggio di Rai2 sarà un colpo d’occhio abbastanza curioso: il 26 ottobre prossimo, il conduttore milanese riconquisterà infatti la fascia da lui presidiata virtuosamente per anni con un nuovo programma d’attualità intitolato Ore 14. “Dobbiamo cominciare a raccontare il Paese per quello che è” afferma il giornalista, che non ci nasconde la volontà di ripristinare un registro informativo più tradizionale sulla seconda rete Rai. Le occasioni per farlo di certo non gli mancheranno: dal 19 settembre (ore 9.55) sarà infatti in onda anche con una nuova stagione del redivivo talk .

Milo, stavolta i programmi sono due. Diciamo che in questa stagione ti sei preso delle soddisfazioni…

Sicuramente è un bel momento. Anche l’anno scorso, con la nomina a vicedirettore di Rai1, le soddisfazioni non sono mancate. Tornare alla conduzione dei programmi mi fa piacere perché è un riconoscimento dell’azienda alle mie qualità, anche se ormai gli anni passano e il girovita aumenta (sorride, ndDM). Vuol dire che non ero così male neanche come conduttore…

Tanti telespettatori rimpiangono la tua «Italia sul 2». Cosa ritroveranno di quell’esperienza ad «Ore 14»?

Ritroveranno solo me, perché Monica Leofreddi non ci sarà. A me sarebbe molto piaciuto immaginare un ritorno di quella coppia. Ma Ore 14 sarà un programma breve, durerà un’ora, sarà molto veloce e legato all’attualità strettissima, quindi una doppia conduzione, per di più stando uno a Milano e l’altra a Roma, era poco fattibile. Sono però convinto che il futuro potrà anche riservare delle sorprese belle.

Ma tu il ritorno della coppia con Monica Leofreddi lo avevi proposto?

Per Ore 14 no. Ho parlato subito con lei e le ho detto che, se fosse stato un programma diverso, sarebbe stata la prima e l’unica persona che avrei voluto accanto. Ma Ore 14 sarà un programma in solitaria, che necessita di un solo conduttore. Anche altri colleghi – penso ad esempio a Matano con La Vita in Diretta – hanno fatto scelte analoghe, forse dettate dallo stesso motivo.

Là in realtà c’erano pure altri motivi…

Sì certo, ma non voglio mettere il becco su quello. Il rapporto tra me e Monica è di grande affetto e amicizia che dura da anni e sta andando avanti, a dispetto del suo e del mio carattere.

La fascia pomeridiana quanto ti mancava?

Per me è un po’ un ritorno a casa, al pubblico delle 14. Però spesso i conduttori si mettono al centro dell’attenzione, ma la vera domanda è se io mancavo al pubblico di Rai2. Non so, lo vedremo. Credo che il pubblico premi innanzitutto il programma: se avrà il tempo di crescere e sarà supportato, penso che piaceremo al pubblico a casa. Ma ripeto, ci vorrà tempo perché sono diversi anni che Rai2 non fa più informazione in quella fascia e in generale l’informazione su Rai2 è un po’ che manca. L’ultima informazione è stata un po’ particolare, diciamo così: via Santoro e via Porro, c’è stata un altro tipo di informazione. Bisognerà riprendere un po’ l’abitudine.

Intendi dire che l’informazione era diventata troppo light?

Per me l’informazione è una sola e a me piace pura. Noi dobbiamo cominciare a raccontare il Paese per quello che è, senza edulcorare o nascondere nulla. Intendo che, rispetto all’informazione di Porro e di Santoro, i programmi d’informazione che sono seguiti sono stati altro rispetto a quell’impostazione. A me piace un’informazione un po’ vecchio stampo, più classica.

Parlerai ancora di cronaca?

Assolutamente sì. Credo che la cronaca abbia una funzione sociale quando non è morbosa. Deve raccontare quello che è accaduto nella speranza che non si ripeta, segnalando comportamenti, azioni e pensieri che possono essere sbagliati. Se accade un fatto di cronaca, non parlarne non fa comodo a nessuno.

Su Rai1 anche Serena Bortone parla di cronaca e attualità a quell’ora. Non c’è il rischio che possiate ‘cannibalizzarvi’ a vicenda?

Quando mi hanno chiesto un progetto per Rai2 e ne abbiamo parlato, il programma previsto su Rai1 era quello della Balivo. Quindi non ci ponevamo il problema. Quando poi ho saputo dai giornali che ci sarebbe stato un programma di Serena Bortone, è stato detto che avrebbe avuto un taglio diverso nella prima ora. Credo quindi che non ci cannibalizzeremo a vicenda, proprio perché da parte sua dovrebbe esserci questa differenza rispetto all’informazione canonica. Siamo la Rai, non faremo stupidate e se mai dovessimo accorgerci di qualcosa, prenderemo provvedimenti. Non commetteremo l’errore in onda. Purtroppo Ore 14 parte tardi, a fine ottobre, con tutti i programmi già avviati e corretti. Noi partiremo per ultimi e da zero, come ascolti e tutto, ma se ci daranno modo di crescere recupereremo il tempo perso.

E’ la seconda volta che sottolinei questa cosa. Temi che al programma non venga concesso un giusto tempo di rodaggio?

Ludovico Di Meo (direttore di Rai2, ndDM) è un uomo intelligente e di grande esperienza di prodotto, sa che ci vuole del tempo per far crescere un programma. Ho visto altri dirigenti fare delle scelte diverse, magari dando tanti anni a programmi che faticavano e non concedendo tempo a trasmissioni che ne avevano bisogno. Io faccio spesso l’esempio di Italia sul 2, che era partito nel 2002 dal 10% e poi è cresciuto sempre più. Erano anni in cui si dava più respiro ai programmi, oggi invece ho visto una programmazione che cambia velocemente, anche perché spesso cambiano velocemente pure i direttori.

Ti riferisci anche a «Generazione Giovani», che era stato chiuso da Freccero?

Quella è stata una scelta sbagliata. Le scelte dell’azienda si rispettano, ma non trovavo un motivo perché Generazione Giovani non potesse proseguire. Era ed è l’unico programma in cui parlano i ragazzi e che ha ricevuto dei premi per questo: perché toglierlo? Ci sono temi di cui i genitori non parlano con i figli, ma se la televisione ne parla e in quel momento ci sono anche i tuoi figli a seguirla, quello è il momento giusto per discuterne. Questo, parlando con la direzione della Rai, è un valore che in tempi non sospetti era stato riconosciuto al programma. La sospensione fu un peccato.

Che tipo di ospiti avrai nei tuoi due programmi?

Sceglieremo persone che hanno un capitale umano da condividere, persone che hanno vissuto le problematiche che trattiamo. Non avremo opinionisti fissi, perché l’opinionista fisso è il prezzemolino che oggi parla di violenza sulle donne e domani di vacanze da single. Quel tipo di televisione penso sia finito. Sul fronte ospiti bisogna poi considerare che Generazione Giovani, come altre trasmissioni Rai, sarà un ‘programma Covid’ invece di 20 ragazzi ne avremo solo 7 per il distanziamento. Questa è una limitazione molto forte per il format che porterà ad un aumento degli ospiti in collegamento.

Un’altra conseguenza del Covid è stata il taglio generalizzato dei budget…

Certo, per il Covid l’azienda ha tolto dei soldi a tutti i programmi e noi abbiamo accettato volentieri perché è un momento in cui dei sacrifici devono essere fatti. Noi però siamo riusciti in qualcosa che ci inorgoglisce tantissimo: siamo riusciti a fare gratis Generazione Giovani. All’azienda costerà zero. Il budget che noi utilizzeremo per Generazione Giovani arriverà infatti da Ore 14 grazie ad un’ottimizzazione delle risorse interne.

Nel 2016 denunciasti l’esistenza di una lista di ospiti sgraditi a Rai2. Ora è cambiata la situazione?

Credo di sì e penso che quello sia stato un momento di follia non per la Rai ma per singole personalità. Non ho mai avuto motivi di rancore nei confronti della Rai perché le responsabilità sono dei singoli e per tanti motivi ogni tanto si innescano degli strani meccanismi. In Rai c’è una assoluta libertà, che però è un bene che va difeso quando è in pericolo. E io in quel momento ho ritenuto, pagando un prezzo altissimo, di alzare la mano e dire che non ero d’accordo.

Come è stata la tua esperienza da vicedirettore di Rai1?

Rai1 è una corazzata e la battuta che spesso circola nei corridoi è che paga gli stipendi a tutti, perché lì confluiscono tutti gli investimenti pubblicitari. Devo dire che l’esperienza è stata molto bella. Mi dispiace tantissimo per La Prova del Cuoco, che non c’è più, ma i programmi del daytime che ho ereditato hanno ottenuto un risultato più che ottimo. Le squadre peraltro non le avevo scelte io, perché ero arrivato in corsa, però la soddisfazione c’è stata. Fare solo il dirigente è sicuramente più noioso, anche perché tante volte ti trovi a dover bacchettare gli altri o a dire dei no. E’ molto più divertente condurre un programma o stare dietro le quinte invece che seguirne tanti. Credo però che il futuro mio sia quello, presto o tardi abbandonerò del tutto la conduzione. Non so se oggi, domani o dopodomani.

Oggi Rai1 sembra in cerca di un equilibrio tra informazione e intrattenimento. Lo sta trovando?

L’esigenza di informare è prioritaria, ma credo che Rai1 la sappia bilanciare molto bene. All’interno di una rete bisogna trovare un equilibrio tra intrattenimento, reality e informazione; laddove non c’è, la rete soffre perché la trasformi in qualcosa senza identità. Bisogna bilanciare l’offerta tenendo conto che noi siamo il servizio pubblico e questo i nostri direttori attuali ce l’hanno bene in testa. Noi abbiamo avuto direttori che arrivavano dall’esterno e che avevano un’idea che non era quella della Rai.

Forse era quella della politica?

A volte manco quella della politica. Devi aver respirato l’aria della Rai per capire e comprendere questa azienda.



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