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THE VOICE: UN’AVVENTURA (QUASI) DANTESCA

di Mario Manca

03/05/2013 - 00:42

THE VOICE: UN’AVVENTURA (QUASI) DANTESCA

Elhaida Dani

Stasera ho fatto un sogno. Un sogno dove il buon vecchio Fabio Troiano, di rosso vestito, recitava terzine dal sapore vagamente familiare; dove quattro giudici decidevano il destino dei propri discepoli a mo’ di Minosse e dove uno studio televisivo assumeva le sembianze delle cornici e dei cerchi della Commedia dantesca. Proprio così, La Divina Commedia di The Voice of Italy. Sarà per l’aria persa e stranita del conduttore, sarà per la “provvida sventura” dei coach o per la tenuta da boscaiola in erba della Di Domenico, ma quel sogno, esattamente come il Verbo recitato in Cenerentola e in Pretty Woman, ha finito col prendere vita e tramutarsi in realtà.

L’attore, prestato alla conduzione quand’era ancora nelle fasce del teatro e del cinema, nel mezzo del cammin di sua vita, si ritrova in una “selva oscura”, abitata da creature mitologiche circondate da quell’alone di onnipotenza misto a un feeling più palpitante di quello fra Antonio Banderas e la piumata Rosita: parliamo di Cocciante il Ricciolone, Pelù il Solforoso, Carrà la Borchiata e Noemi la Temporeggiatrice. A contorno del loro imperturbabile regno, i gorgheggi e i volteggi di giovani anime con un sogno: quello di diventare la nuova Voce del panorama musicale italiano. A decidere del loro destino i quattro giudici, accompagnati dalla più meschina e imprevedibile delle fiere: il Conte Televoto, colpevole, fra le altre cose, di non aver risparmiato Giuliana Danzè e la sua gonna da Regina di Cuori. Spaventato dalle luci psichedeliche del palco e dallo spigoloso pizzetto di Piero Pelù, il giovane Dante – Troiano incontra, finalmente, la sua Beatrice, pronta a intercedere per lui con “i quattro dell’Empireo”, ma ancor di più con l’indomabile popolo di Twitter cinguettante di battute e sentenze. Ella porta il nome di Carolina Di Domenico e, difesa dall’Anti-Purgatorio Web Room, accoglie le anime prima e dopo il superamento del temuto “cerchio” sito al centro della “selva”: quello degli “Esibizionisti”.

Ed è proprio in quel cerchio che le anime cantanti dovranno espiare ore e ore in sala prove ed estenuanti sacrifici pur di accedere al livello successivo, non prima però di aver convinto i temuti “profeti della musica” e il Conte Televoto. D’altra parte, quei monumenti canori, magnanimi e gioviali, hanno creduto in loro fin dall’inizio; li hanno scelti fra un Limbo di aspiranti talenti; li hanno cresciuti amorevolmente fino a farli scontrare l’un con l’altro e, ora,  sono pronti a premiare i più degni e ricoprirli di gloria e followers. Per i perdenti di questa avvincente sfida? Il Maleborge più recondito, l’anonimato più incombente, la visione obbligata del nastro registrato della lite Elia-Yespica all’Isola dei famosi e del remix della “caina” Arisa contro la Sora Ventura.

Le anime, da parte loro, dopo aver fatto visita al “Pedro” della Carrà in quel di Santa Fè e dopo aver infilato l’ultimo bigodino nella chioma del Buon Cocciante, sfoderano tutta la loro grinta e la loro voce pur di far breccia nel cuore del proprio Maestro e assicurarsi un posto nel “Primo Mobile” della Semifinale. Ed è così che Mattia Lever riesce a stregare il pubblico e “le somme creature angeliche” con la delicata “Angels”; il conte Vronsky – Emanuele Lucas vede accendere sul palco l’amore e la passione dell’amante Raffaella e la straordinaria Elhaida Dani, senza se e senza ma, si guadagna un posto nel Paradiso dei gorgheggi e degli acuti meglio riusciti.

Il sogno è finito, ma The Voice of Italy non fa altro che ricordarci di come lo straordinario viaggio trecentesco di un uomo possa continuare a vivere in uno show palpitante e dinamico “che move l’audience e l’altre stelle”.

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4 commenti su "THE VOICE: UN’AVVENTURA (QUASI) DANTESCA"

  1. Mi associo, sarà stato l' estro per esser stato citato in diretta, ma questo articolo è superlativo! Complimenti!

  2. Questo articolo è geniale.